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L'aborto in Italia. Storia di una legge - Giambattista Scirè - copertina
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L'aborto in Italia. Storia di una legge - Giambattista Scirè - copertina
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Descrizione


A più di trentanni dalla legge 194, l'interruzione volontaria di gravidanza continua a essere un tema scottante e tocca molteplici aspetti: dalla questione morale e giuridica a quella di impronta più marcatamente ideologica. Il volume di Giambattista Scirè offre un quadro complessivo del cammino che ha portato alla regolamentazione dell'aborto in Italia, capace di prendere in considerazione i punti di vista di tutti i protagonisti della vicenda, dalle avanguardie intellettuali al mondo cattolico intransigente, dai movimenti femminili e radicali alle forze della politica e dell'informazione. Attraverso i documenti dell'epoca, l'autore ci offre una ricostruzione storiografica delle vicende che hanno segnato il dibattito culturale sull'aborto e il suo travagliato iter parlamentare, svelandone le sfumature e le molteplici contraddizioni.
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Dettagli

2011
27 gennaio 2011
320 p., Brossura
9788861595231

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m.
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Calza nel momento giusto un libro come quello di Giambattista Scirè, il primo serio e documentato studio storico su questa vicenda. Le origini della 194 risalgono ad­dirittura agli anni Sessanta, quando il deputato socialista Loris Fortuna e altri laici si propongono di rivedere il reato di aborto.Come per il divorzio, il fronte laico vede un protagonista incerto, i comunisti, che per diverse ra­gioni sentono poco la questio­ne. Viene il Sessantotto e tutto cambia. All'inizio degli anni '70 sono i radicali a occupare la scena, mentre gli altri ordinamenti occi­dentali introducono delle leggi molto avanzate sull'interruzio­ne volontaria di gravidanza. Poi ci sono i cattolici e la Chiesa: Scirè ne studia tutte le sfumature e le tendenze. E mostra una pluralità di voci (alcu­ne persino a favore di un'even­tuale legge) che può sorprende­re il laico poco pratico del com­plesso mondo del cattolicesimo italiano. Mentre contro l'ipote­si di una legge sull'aborto si schierano anche figure inso­spettabili, come il socialista Lombardi. Nella seconda metà dei '70 agli sforzi dei radicali si aggiungono quelli del movi­mento femminista: e vogliono assai di più di un Loris Fortuna. Negli anni '60 si chiedeva la possibilità di abortire legal­mente solo in casi ben definiti. Alla fine dei '70, radicali, estre­ma sinistra, movimenti femmi­nisti, intendono l'aborto come un "diritto della donna". Intan­to la legge continua il suo faticoso iter. E non può non tenere conto di co­sa avviene fuori dal palazzo. Deve concedere di più di quan­to non facesse anni prima. Qui è centrale il ruolo del Pci, ben studiato da Scirè. La Dc sembra un gigante frastornato. Nel '78 senza suc­cesso vota contro (col Msi) la 194, ma non si muove molto di più. Timore di rompere con il Pci? Anche, ma non so­lo. Brucia la lezione recente del '74, la paura di mostrarsi mi­noranza culturale nel paese. Nel '81 si vota anche per altri quesiti. Ma il risultato è schiacciante: il 67% è contrario all'abrogazione della legge. Marco Gervasoni, il Riformista, 19-12-08

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