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Libro interessante per approcciarsi alla vita della grande cineasta. L'autore scrive in modo molto scorrevole e non troppo dettagliata e approfondita in merito agli avvenimenti della vita della Riefenstahl, dando più che altro una visione d'insieme su quella che è stata la sua vita a partire da quando era ancora una ragazzina. Riusciamo a capire il temperamento di questa donna e la sua volontà di lasciare il segno. Non è sicuramente una lettura sufficiente se si vuole approfondire e scoprire meglio questa figura storica, ma può essere un punto di partenza per poi leggere qualcosa di più specifico e approfondito.
E' stato appena pubblicato in Italia il volume "Riefenstahl" ad opera di Lilian Auzas (Lione, 1984), biografia aggiornata della grande regista tedesca nata a Berlino il 22-8-1902 e morta più che centanaria nella notte tra l'8-9 settembre del 2003. La biografia è in gran parte "assolutoria" rispetto all'adesione al nazionalsocialismo dell'artista. Ella fu "suo malgrado" l'autrice di film -capolavoro che esaltavano il regime di Hitler , ma non era a conoscenza delle "infamie" messe in atto dal dittatore e dai suoi seguaci. O meglio, venutane al corrente "in ritardo", negava a sé stessa che il Fuhrer potesse essere un uomo abietto. A sostegno di queste tesi, la sua "simpatia" per gli ebrei e contro qualiasi discriminazione : consultò anche dopo le persecuzioni il suo medico generico (ebreo). Andava a spasso con Hubert Stonhas, pittore omosessuale. Nel film capolavoro Olympia, Leni rifiutò di tagliare gli exploit sportivi di Jesse Owens, atleta americano di colore che nel 1936 a Berlino vinse ben quattro medaglie d'oro. Secondo il libro ciò potrebbe essere anche perché la regista si sentiva "non in regola" : avrebbe falsificato il suo albero genealogico perché ebrea al 25 per cento. Il volume è scorrevole, i capitoli brevi ed esso non vorrebbe costituire un'apologia del nazismo né una biografia edulcorata, ma ristabilire il valore artistico e a volte anche umano della donna, pur non assolvendo sempre la Riefenstahl dei suoi errori. D'altronde, in un processo subito nel 1949, Leni Riefenstahl fu definita "Mitlauferin " ("seguace") delle teorie di Hitler e non Schuldigerin (colpevole). Anche se questa "denazificazione" non servì a ridarle la reputazione, ormai finita alle ortiche .
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