Elogio del bar

  I pensieri, gli incontri e le conversazioni che possono nascere nei bar costituiscono una sorta di universo intrinsecamente letterario che ha ispirato molti autori del Novecento: si pensi ad esempio al brevissimo Un posto pulito illuminato bene di Hemingway o al lungo monologo del protagonista de La Caduta di Camus. In questo senso il bar è uno spazio narrativo sacro e allo stesso tempo profano, un luogo che ormai appartiene all'immaginario comune: è argomento da trattare con cura e attenzione per evitare di scivolare nella banalità. Questo rischio è ampiamente scongiurato nel breve racconto Elogio del Bar (prefazione di Angelo Pellegrino), ennesimo tassello che la casa editrice Elliot aggiunge all'opera pubblicata postuma di Goliarda Sapienza (1924-1996), scrittrice, attrice, insegnante, ladra, donna anticonformista e controversa sin dalla sua identità anagrafica. In questo scritto si esprime pienamente la singolarità irriverente dello sguardo dell'autrice etnea che, per volontà del padre, crebbe al riparo dall'ideologia fascista di quegli anni senza frequentare istituti d'istruzione sino all'età di sedici anni, quando entrò nell'Accademia d'Arte Drammatica di Roma.La sua originalità come scrittrice raggiunse il grande pubblico con l'opera considerata il suo capolavoro, dal titolo L'arte della gioia,ultimata nel 1976, rimasta in un cassetto sino al 1998 quando, dopo la morte dell'autrice, il marito Angelo Maria Pellegrino, scrittore e attore, la pubblicò a proprie spese. Dopo essere diventata un caso editoriale oltralpe, L'arte della gioia fu poi riedita in Italia da Einaudi solo nel 2008. In Elogio del bar sono annotati i ricordi e le riflessioni di una donna seduta al tavolo di un bar cui "l'idea di un mondo rosa confetto spaventa di più di passare una notte in treno con un assassino". La narrazione procede attraverso dialoghi diretti e secchi con estranei che possono fare le loro confidenze senza paura, continue divagazioni (che si richiamano espressamente al Tristram Shandy di Sterne), flussi di coscienza che abbattono "la nemica autocensura",elementi tipici dello stile di una grande autrice del Novecento che, per temi e modo di trattazione, è stata forse in anticipo rispetto ai suoi tempi e che solo da qualche anno è oggetto di rinnovato interesse e ammirazione.

Angelo De Matteis