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Epitaffi scritti sull'aria. Ediz. italiana e tedesca - Nelly Sachs - copertina
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Epitaffi scritti sull'aria. Ediz. italiana e tedesca - Nelly Sachs - copertina
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Descrizione


Nella sua lirica la poetessa tedesca Nelly Sachs (Nobel per la Letteratura 1966) rielabora il tragico destinodel popolo ebraico. Tra poesie retoricamente elevate e profondamente cupe, spiccano gli "Epitaffi scrittis ull'aria", brevi ritratti poetici di cari scomparsi, amici e conoscenti, a cui la poetessa dedica immagini di ricordo. Anche se, virtualmente, Sachs innalza alle vittime i marmi sepolcrali negati dai carnefici, dietro ai suoi versi percepiamo persone vive. In una lingua intima e sofferta queste figurazioni cifrate di destini individuali svelano e contemporaneamente celano frammenti di vite scomparse. Gli "Epitaffi scritti sull'aria" rappresentano una provocazione per il lettore che, disarmato, si confronta con quel silenzio irriducibile di cui parla George Steiner in "Linguaggio e silenzio".
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Dettagli

2013
1 gennaio 2013
152 p., Brossura
9788861941762

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Andrea DC
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Uno dei primi libri in ordine cronologico reperibili dalla Sachs, risaliente alla prima metà degli anni '40, quando già era in esilio in Svezia per sfuggire al lager, insieme alla madre. Il problema delle camere a gas e dei forni crematori per la cultura religiosa ebraica è fondamentale, giacché si crede nello scoperchiamento delle tombe nel giorno della venuta del Messia da parte del medesimo, e poiché questi metodi di morte non permettono la sepoltura del corpo, perciò Epitaffi scritti sull'aria, quest'ultima è lo sfondo volubilissimo su cui si innestano i defunti della Shoah, rappresentante in qualche modo la fragilità della memoria, rispetto alla quale la poetessa è come chiedesse al lettore collaborazione. L'annegata (A.N.) Sempre cercavi la perla, smarrita il giorno della tua nascita. Cercavi il bene posseduto, musica della notte nelle orecchie. Anima lambita dal mare, tu tuffatrice, fino al fondo. Pesci, angeli del profondo, risplendevano nella luce della tua ferita.

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Voce della critica

  Incidere "ferite di parole / nei campi della consuetudine" come la lingua dei profeti voleva la poetessa ebrea tedesca Nelly Sachs, premio Nobel per la letteratura nel 1966. Gli Epitaffi (Grabschriften in die Luft geschrieben) sono ottimamente tradotti da Chiara Conterno, in un'edizione che comprende un saggio di Walter Busch e una nota introduttiva di Ferruccio D'Angeli. Composti tra il 1943 e il 1946, fanno parte del nucleo più antico della lirica d'esilio dell'autrice, che in fuga dal nazismo troverà rifugio in Svezia. "Scritti sull'aria", perché ai morti non è stata concessa una lapide una sepoltura. Mancano luoghi e date. Ci sono solo le iniziali del nome accanto al titolo che indica la singolarità della persona (L'avventuriera (A.N), La veggente (G.C.), La ballerina (D.H), Il collezionista di pietre (E.C.), ecc.) e rinvia alla sua assenza ma la rende allo stesso tempo visibilmente presente, facendoci pensare anche all'imponente lavoro di ricostruzione dei percorsi di morte che la Shoah ha innescato e sui quali c'è ancora molto da chiarire. Qui sono persone che fanno parte in qualche modo della memoria personale dell'autrice che ne vuole restituire l'essenza attraverso la parola poetica nella quale diventa visibile e dicibile. Se il compito del poeta non è solo ricordare, bensì quello di fare memoria (un'azione per essere fedeli al passato ma anche perché quel passato parli al presente), gli Epitaffi rappresentano proprio questa forma di anamnesi come azione presente. Sono espressione, come ha scritto Walter Busch, di una lingua testimoniale, di una testimonianza che non è quella di un io che rievoca la propria esperienza, ma di un discorso poetico che si costruisce sulle tracce dell'altro o dell'altra, cui è stata tolta la voce e la vita, ricostruendo esistenze cancellate. Nell'inadeguatezza incolmabile del confronto tra i sopravvissuti e le vittime del genocidio, la figura retorica della prosopopea, individuata da Paul de Man come struttura basilare dell'epitaffio, esprime nella poesia di Nelly Sachs il tentativo di dar voce a coloro che sono stati condannati all'"estinzione vocale", ma con un capovolgimento, in quanto non è il defunto che parla ai viventi, bensì il contrario. Lo sguardo cerca la traccia materiale, lasciata da chi è stato portato via senza possibilità di fuga, per impedire alla parola e all'immagine di sbriciolarsi e di perdere qualsiasi segno, di diventare quella sabbia che dipinge la Pittrice (M.Z.) nell'unico epitaffio in cui la figura prende la parola. Le tracce materiali corrono continuamente il pericolo di disperdersi e di scomparire anche nel lavoro del ricordo che compiono la pittrice e la poetessa sua interlocutrice. Nei testi poetici c'è così un prestare ascolto, ci sono domande, c'è la raccolta di ciò che la vita dissemina, c'è l'attraversamento dell'esperienza del dolore e del male. Pezzi di memoria fragili e tenaci che ancora ci interpellano, gli Epitaffi lottano con l'impossibilità della figurazione dell'indicibile. Pochi, secondo Enzensberger, potevano replicare alla nota sentenza di Adorno sull'impossibilità di scrivere poesie dopo Auschwitz: "Tra questi Nelly Sachs. Nella sua lingua c'è qualcosa di salvifico".    

Lucia Perrone Capano

   

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Conosci l'autore

Nelly Sachs

(Berlino 1891 - Stoccolma 1970) scrittrice tedesca di famiglia ebraica. Rifugiatasi a Stoccolma nel 1940 con l’aiuto di Selma Lagerlöf, visse da allora in Svezia. Ha ricevuto nel 1966 il premio Nobel per la letteratura. È autrice di drammi (Eli, 1950), di poemi drammatici (Segni sulla sabbia, Zeichen im Sand, 1962; Incantesimo, Verzauberung, 1970) e di liriche (Nelle dimore della morte, In den Wohnungen des Todes, 1947; Fuga e trasformazione, Flucht und Verwandlung, 1959; Al di là della polvere, Fahrt ins Staublose, 1961; Alla ricerca dei viventi, Suche nach Lebenden, 1971), caratterizzate da un linguaggio densamente metaforico, e ispirate al destino e alla tradizione letteraria del popolo ebraico.

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