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Il diavolo innamorato - Jacques Cazotte - copertina
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Il diavolo innamorato - Jacques Cazotte - copertina
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Dettagli

2011
4 ottobre 2010
128 p., Brossura
9788862663274

Voce della critica

Di Jacques Cazotte, autore noto quasi esclusivamente per questo Diavolo innamorato, le storie della letteratura non dicono molto; e quando lo menzionano, citano generalmente un aneddoto che lo vede protagonista di una cena, avvenuta nel 1788, durante la quale avrebbe predetto la rivoluzione imminente e le precise circostanze della morte violenta di ciascuno degli invitati, compresa la propria. Come sempre accade per consimili profezie, essa fu diffusa solo diversi anni dopo gli eventi rivoluzionari; ma importa non certo per l'autenticità, quanto per l'aura stregonesca che attribuiva all'autore, destinata a influenzare durevolmente la lettura del testo. Ma il mito ottocentesco di un Cazotte romantico e maledetto può applicarsi tutt'al più agli ultimi anni della sua vita, in cui divenne adepto delle teorie misticheggianti allora in voga, e finì ghigliottinato per le sue accese professioni di fede nella causa realista. Il diavolo innamorato fu composto circa quindici anni prima (la prima versione fu pubblicata nel 1772), quando il clima culturale era piuttosto diverso. Lo stesso Gerard de Nerval, che lo inserì fra i protagonisti dei suoi Illuminati, in compagnia di Cagliostro, contribuendo così ad alimentare la leggenda, esordisce nel suo scritto sottolineando la vena umoristica di Cazotte. In effetti le avventure di Don Alvaro, soldato del re di Napoli invaghitosi di Biondetta, demonio sotto le spoglie di una seducente fanciulla, che lo accompagna in una sorta di viaggio d'iniziazione sentimentale tra Italia e Spagna, costituiscono un racconto di non facile collocazione da un punto di vista storico. Certamente la narrazione gioca con maestria sull'esitazione tra sogno e realtà, e si fonda su quell'impossibilità al discrimine tra verità e illusione che è appunto la cifra caratterizzante del fantastico secondo la categorizzazione di Todorov. Ma se non vi sono problemi sulla sua appartenenza al genere, di cui è anzi considerato una perfetta illustrazione, assai più controversa è la sua interpretazione: davvero si tratta di un'opera tutta virata al nero, tenebroso racconto di una possessione diabolica, come vuole la tradizione interpretativa otto-novecentesca? I contemporanei di Cazotte la lessero in tutt'altro modo, considerandola "une piquante bagatelle", un'operina leggera che si inseriva senza problemi nel solco della letteratura galante settecentesca, spesso basata su elementi meravigliosi. Opera ambigua da tutti i punti di vista, Il diavolo innamorato ben si prestava a essere pubblicato in una collana, "La cifra nel tappeto", che si propone di contribuire alla riflessione sulle forme narrative brevi accompagnando il testo pubblicato con un ampio saggio critico che ne discuta le diverse interpretazioni. L'ottima introduzione di Isabella Mattazzi, anche traduttrice, parte appunto da questa fondamentale divaricazione nella ricezione dell'opera per interrogarsi sulle condizioni della sua appartenenza al secolo dei Lumi. Restituire il testo al Settecento significa liberarlo dalle successive incrostazioni romantiche e maledette, ma non inserirlo puramente e semplicemente in una tradizione di pensiero, quella dell'Illuminismo, che Cazotte non condivideva appieno. Leggere Il diavolo innamorato può essere allora l'occasione per scoprire un Settecento diverso dall'immagine cristallizzata sul razionalismo illuminista che ci è oggi più consueta, ma che non esaurisce minimamente la complessità di un secolo frastagliato tra diverse componenti ideologiche. Il diavolo innamorato è settecentesco nel suo tono ironico e disinvolto, come nella figura di un demonio fanciulla che tiene discorsi molto philosophiques a uno sconcertato soldato Alvaro. Memorabile, e ricca di echi intertestuali, la scena in cui alla tentatrice Biondetta si oppone la figura della madre di Alvaro, rappresentata idealmente in una statua funebre che si erge ammonitrice in una chiesa di Venezia. Rappresentazione dei conflitti che attraversano il secolo, il racconto si gioca sullo scontro tra la forza dirompente delle pulsioni vitali e la fissità dell'ordine costituito, tra la passione anarchica e la necessità della legge familiare e sociale. L'ellissi finale, rappresentata graficamente con una serie di puntini, suggella la definitiva indecidibilità non solo tra verità e finzione, ma anche tra le due polarità che governano il testo e l'anima lacerata di Alvaro. Il magistrale racconto di Cazotte ripropone quindi ancora una volta quello scontro irrisolto tra natura e cultura che il secolo metterà in scena con infinite varianti, e il fantastico diviene la chiave per rappresentare l'impossibilità di canalizzare il desiderio nelle forme rassicuranti della tradizione. Patrizia Oppici

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Conosci l'autore

Jacques Cazotte

(Digione 1719 - Parigi 1792) scrittore francese. Fedele alla monarchia, perì sotto la ghigliottina durante la rivoluzione francese. È autore fra l’altro di piacevoli e bizzarri racconti fantastici a imitazione della novellistica araba: Zampa di gatto (Patte de chat, 1741), Mille e una sciocchezza o racconti per dormire (Mille et une faisades ou contes à dormir, 1742), Continuazione delle «Mille e una notte» (Continuation des «Milles et une nuits», 1788-89). Il suo capolavoro, Il diavolo innamorato (Le diable amoureux, 1772), è un tipico esempio del romanzo «nero» e fantastico che tanto successo avrebbe avuto nel primo romanticismo; esso testimonia, fra l’altro, il gusto di C. per le scienze occulte.

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