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Segni di poesia lingua di pace. Antologia di poeti - copertina
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Segni di poesia lingua di pace. Antologia di poeti - copertina

Descrizione


Trent'anni fa, nel 1984, nasceva Manni Editori, e il primo libro che pubblicava era un'antologia contro la guerra. Poesia come impegno civile, letteratura come strumento di dibattito e di sviluppo di una coscienza sociale e politica. Vi collaborarono quasi tutti i maggiori poeti di quegli anni, appartenenti a generazioni diverse e a diversi indirizzi. Altri tempi. Gli scrittori, esponenti di poetiche diverse e talora conflittuali, si trovavano uniti su un tema civile, la difesa della pace, e non esitavano a esporsi pubblicamente. "Questa raccolta rappresenta una delle ultime, se non proprio l'ultima, testimonianza di un modo di essere scrittori e intellettuali che si estinguerà proprio in quegli anni, quando quel ruolo non significava solo essere impotenti e schiacciati nella morsa fra richieste della industria culturale e isolamento sociale, o rassegnati alla nicchia appartata del recinto poetico, ma esigeva anche una risentita coscienza pubblica, una capacità di volgersi al mondo esterno, di viverne le contraddizioni anche materiali." (dall'introduzione di Romano Luperini)
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Dettagli

2014
21 maggio 2014
96 p., Brossura
9788862665490

Voce della critica

  Escono in contemporanea due libri diversi che guardano all'editoria come a un animale in via d'estinzione. Il primo è un'antologia di poeti sul tema della pace, una pubblicazione speciale per i librai con cui Manni festeggia i suoi trent'anni di lavoro (Segni di poesia lingua di pace. Antologia di poeti, pp. 102, s.i.p., Manni, Lecce 2014). Come racconta Piero Manni nella postfazione intitolata Potevamo aprire una trattoria tipica e invece abbiamo fatto libri, "il primo fascicolo della rivista 'l'immaginazione' è uscito nel gennaio del 1984, e intorno ad essa, dalle relazioni con molti intellettuali italiani che si andavano costruendo o consolidando, nascono i libri". La nascita della casa editrice è messa in relazione con l'esigenza di rispondere con il dibattito intellettuale alla crisi del dibattito sociale. Fedele a una vocazione sperimentale e di ricerca, la casa editrice può contare fin dalle origini su numi tutelari come Romano Luperini e Maria Corti e rivolge una forte attenzione agli intellettuali del Gruppo 63, da Sanguineti a Pagliarani, da Balestrini a Giuliani. Vengono pubblicate le opere di Malerba e Volponi e si realizza una comunità di scrittori nuovi e di voci dialettali, dal lucano Pierro al milanese Franco Loi. Intanto, per la mediazione di Mari Corti e il collegamento con l'Università di Pavia, escono presso la casa editrice inediti di Svevo, Cardarelli, De Marchi e Flaiano. Come nota l'editore, molte cose sono cambiate da allora, "soprattutto nel mondo intorno a noi, e il libro di ricerca, di riflessione, non ha grande spazio nella odierna cultura approssimativa, massificata, televisiva". Questo piccolo libro denso di contributi importanti (fra gli altri, Biancamaria Frabotta, Giorgio Caproni, Amelia Rosselli, Mario Luzi, Andrea Zanzotto), è la riproposta, a distanza di trent'anni, di un progetto fortemente voluto da Filippo Bettini per inaugurare il corso della casa editrice e dispiegare il vessillo di un impegno militante. Luperini, nell'introduzione, racconta la "tortuosa e sfuocata" difesa di Bettini, accusato di aver scelto un tema obbligato, e auspica una faticosa ma necessaria ricostituzione di un impegno intellettuale "in questi tempi di rovinosa crisi economica, di precariato dei lavoratori della conoscenza, di disoccupazione giovanile, di immigrazione". La malinconica sensazione di stare assistendo alla chiusura di una stagione è ribadita da un volume di Gian Carlo Ferretti e Giulia Iannuzzi (Storie di uomini e libri, pp. 318, € 13, Minimum fax, Roma 2014) che ricostruisce i progetti editoriali dalla fine dell'Ottocento a oggi attraverso l'analisi di quarantacinque collane. Come è noto, nel progetto di una collana si fa esplicita l'idea che una casa editrice ha di un genere o di una disciplina e talvolta il tentativo è quello di fissare un canone, come nel caso della "Loeb Classical Library" dell'Harvard University Press per i classici latini e greci o in quello dei "Meridiani" Mondadori. Una caratterizzazione forte che segna l'appartenenza attraverso forme simboliche come il colore o il disegno della copertina (si pensi ai "gialli" Mondadori, che hanno definito un genere letterario) o il numero fisso delle pagine (come per i libri della francese "Que sais-je"). Per un autore vivente può essere considerato molto prestigioso passare dalla porta stretta di una collana, essere ammesso a fianco di altri autori già consacrati. Altre volte, attraverso l'ingresso nella comunità ristretta e vigilata da sguardi esperti o filologici, o per il lavoro di una nuova traduzione, un testo viene fissato nella sua forma definitiva, secondo l'intendimento di collane come "I libri della spiga", "La nave Argo", "I millenni". Una collana è un fiume sotterraneo che corre dentro un fiume, seguendo le sue logiche e le sue strade: può capitare che la sua personalità soverchi quella della casa madre, reclamando per sé una piena indipendenza nelle scelte: fra gli esempi più chiari, nel panorama europeo, quello della "Bibliotèque de la Pléiade" di Gallimard e quello della "Bur" (diretta nella prima serie, del 1949, da Paolo Lecaldano), ma anche quello più recente, con cui si chiude il libro di Ferretti e Iannuzzi, della "Stile libero" Einaudi. È con vero piacere che ci addentriamo nei laboratori della collana "Medusa" di Mondadori, di cui viene riprodotta la caratteristica copertina bianca con bordo verde per il titolo di Somerset Maughan La luna e sei soldi e di cui viene ricostruita la lunga vita e le vicende legate alle censure dopo le leggi razziali del 1938 e la ripresa del dopoguerra, con nuove traduzioni e collaborazioni eccellenti. Si passa poi alla collana di poesia "Fenice", che caratterizza dal 1939 e per vari decenni il ruolo e l'immagine della casa editrice Guanda, raccogliendo intorno a sé intellettuali della statura di Attilio Bertolucci e Carlo Bo. Sempre alla poesia è dedicata la collana "Lo Specchio" di Mondadori, longeva e versatile, che conosce la stagione del massimo splendore sotto la direzione di Vittorio Sereni, dal 1958 al 1976. Ma nel libro di Ferretti e Iannuzzi (corredato di schede con preziosi riferimenti bibliografici) si gustano con piacere anche aneddoti e traversie di collane meno note, mentre sfilano sotto lo sguardo del lettore figure di editori dotati di un fiuto personale e di indiscutibile arbitrio, come Longanesi (con la collana "La Gaja Scienza") o di una vocazione egocentrica e anticonformista, come Vanni Scheiwiller: "Le leggende che accompagnano alcuni decenni della sua attività sono tutte vere. Scheiwiller è capace di elitarismi incredibili, fino a pubblicare un libro (Collages di Italo Valenti) in sole otto copie. L'aneddotica dei quadri venduti ogni tanto per far tornare i conti, se non è isolata nel Novecento, acquista una paradigmatica evidenza". Dalla presentazione della sperimentale "I gettoni", che sceglie un formato agile e una veste grafica volutamente disadorna (con una consistente presenza di testi riguardanti la guerra, la Resistenza, il dopoguerra, le realtà sociali e la memoria) e che può contare la presenza di testi come Il sergente nella neve di Rigoni Stern e Il visconte dimezzato di Italo Calvino, si passa al racconto della nascita dei romanzi di "Urania" negli anni cinquanta, a opera di Giorgio Monicelli, che traduce il meglio della fantascienza di lingua inglese con l'aiuto della sua compagna, che si firma con lo pseudonimo maschile di Patrizio Dalloro. Sotto la direzione di Fruttero e Lucentini "Urania" svilupperà con maggiore decisione il fronte popolare e generalista della fantascienza, mentre prolifereranno le serie derivare e le vendite toccheranno anche le 50.000 copie a titolo. Meraviglioso il catalogo del Saggiatore e la "Biblioteca delle Silerchie", collana nata insieme alla casa editrice e ideata da Giacomo De Benedetti, eclettica, votata al gusto della riscoperta e dell'invenzione a tutto campo, dall'antichità al Novecento, con la costante della brevità. Un'universale di lusso, che raccoglie Saffo accanto a Giacomo Noventa, Franz Kafka accanto a Paul Valery, Jorge Luis Borges e Marc Chagall. La letteratura come talismano in grado di cacciare malefici, perché il nome della collana deriva da quello di una strada vicina alla villa di Alberto Mondadori a Camaiore e la silercula è il rametto di vetrice con cui si modellavano bastoncelli magici usati per scacciare le malattie e gli spiriti maligni. Un'idea di letteratura come antidoto ai mali del mondo che ritorna prepotente nell'invenzione della collana praghese di e/o, inizialmente affidata a Milan Kundera con l'intento di presentare in Italia "un aspetto fondamentale della moderna cultura europea, o, più precisamente, mitteleuropea", traducendo "autentici capolavori sommersi, romanzi gotici e surrealisti, storie magiche e umoristiche, racconti filosofici di ispirazione nichilista e voci della storia". Il primo titolo è significativamente Valeria e la settima delle meraviglie di Viteslav Nezval.   Monica Bardi  

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