La prigione di neve

All'inizio provavo angoscia per la vicenda e tenerezza per come la descrive la bimba, protagonista, in prima persona. Alla fine l'unico sentimento è quello della malinconia. Consigliato, ma in una pausa serena della vita, per non aggiungere amarezza ad amarezze

E’ il 1978 in Maine, Asta, voce narrante di questa storia, ha 7 anni e vive con il fratello Orion di 9 e la mamma Loretta. Le sue uniche interazioni sociali si svolgono con queste due sole persone perché la mamma non permette loro di uscire di casa, dunque questi due esseri umani costituiscono il mondo di Asta, le uniche che possano attestare la sua identità, la sua coscienza, il suo passato. Finché un giorno Loretta non torna e i bambini decidono di uscire a cercarla. Il ‘fuori’ sarà per Asta una scoperta continua, che riserverà delle piacevoli sorprese e delle cocenti delusioni, un mondo alieno dove la famiglia diverrà nota come ‘gli isolati di Bond Brook’, una società fatta di contraddizioni, che Asta imparerà a scoprire poco a poco, composta di persone per le quali la normalità non è solo un elemento del quotidiano ma quasi una virtù, un metro col quale si misura ogni cosa. Una lettura piacevole, commovente e coinvolgente, è quasi impossibile staccare gli occhi dalle vicende della piccola; si partecipa ad esse con ansia, con empatia desiderando il meglio per questa piccola eroina. Un romanzo descritto con uno stile leggero ma intenso, che non stanca, si giunge presto alla fine. E quasi dispiace dover lasciare i personaggi al non scritto.

Francamente mi ha messo un po' di ansia questa lettura,ma d'altronde...il tema trattato doveva farmelo presupporre. Probabilmente l'ho letto nel momento sbagliato, scritto bene ma decisamente pesante.