Il mio cuore è un mandarino acerbo

È un libro sorprendente. Belle le descrizioni dell'isola di Procida e accurata l'ambientazione storica dei primi anni ottanta. Non mancano nemmeno gli inserti di telenovelas e pubblicità di big babol e i fumetti della Marvel (Il mandarino, appunto). Certo il libro è inferiore rispetto a "L'infanzia delle cose" che mi aveva lasciato a bocca aperta.

La storia di un film che si svolge sull'isola di Procida. Una transessuale, mezza donna e mezza Dio, è a capo di un circo di nani che irrompe nelle celebrazioni della settimana santa, con una missione strettamente evangelica da compiere nel carcere del vecchio castello aragonese. Arena non dosifica, non scende a compromessi con la lingua, intreccia riferimenti citazioni scarti temporali nella trama, che rendono la lettura un'esperienza non troppo rilassante. Io credo però che siano queste, le storie dette e scritte così, a restare nella mente del lettore.

Un libro scomposto, distratto da sé stesso, meravigliato e spogliato nudo. La storia rimanda a scrittori di alto rango come Puig, Parise, Pasolini, senza mai cadere nella citazione noiosa. I personaggi di Arena sono evangelici, nel senso più doloroso del termine, e anche questo romanzo, fino alla fine, lo è.