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Il desiderio di essere come tutti - Francesco Piccolo - copertina
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desiderio di essere come tutti

Descrizione


I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent'anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver... Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all'indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni. Francesco Piccolo ha scritto un libro che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda. "Un'epoca - quella in cui si vive - non si respinge, si può soltanto accoglierla".
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Dettagli

2015
Tascabile
264 p., Brossura
9788866213642

Valutazioni e recensioni

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Vast
Recensioni: 1/5
piccolissimo

Forse il libro più brutto che abbia mai letto. Sono arrivato alla fine perché non ci credevo, speravo in un colpo di reni finale che riscattasse il tutto (non c'è stato). C'è un'ignoranza assoluta sui concetti minimi della politica, assieme a sgradevolezze personali varie. So che in un altro libro l'Autore si vanta che tutte le donne volessero scoparselo dopo aver scritto questo. Anche nel massimo della misoginia non posso crederlo. Libro ripugnante.

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roby.pizzul
Recensioni: 4/5
Una Storia Collettiva autobiografica di bene

Il desiderio di essere come tutti è Francesco Piccolo che si racconta in una sorta di autobiografia collettiva in cui non solo cercare di allacciare e ricucire tutte le ferite degli anni Piombo. Dal 68' in piccola parte, alle Brigate Rosse passando per la strage di Piazza Fontana fino agli 80 e inoltrati. Vi è molto nel racconto di Francesco Piccolo un'idea di raccontare una sinistra politica in chiave molto autentica e che mi è piaciuta. Come se la politica e il bene comune avesse vissuto un altruismo e un sentire del bene comune che tuttavia oggi non esiste più, (erano altri tempi). Il titolo riassume questa voglia di stare nella collettività, di dialogo e di partecipazione che oggi è svanito. Allora vi era la voglia di un "costruire insieme", cosa che oģgi si è trasformato in egoismo e Piccolo si sofferma molto su questo,ma anche sull'attentato delle Brigate Rosse ad Aldo Moro, come se dopo quel giorno,qualcosa nel nostro paese (Italia), si fosse fermato per sempre. Ecco perché di " il desiderio di essere come tutti", ossia l'essere uniti identificandosi appieno in una comunità.

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Giovanni
Recensioni: 1/5

Secondo me il titolo è azzacatissimo, perché l'autore è riuscito nell'intento.

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La recensione di IBS


Vincitore Premio Strega 2014

Ognuno di noi ha vissuto, più o meno consapevolmente, un momento ben preciso della propria vita in cui si è sentito parte del tutto. Un’esperienza intuitiva e intuita in cui le notizie che provengono dal mondo esterno, dai giornali e dalla tv, entrano e si mescolano con la nostra esistenza individuale. L’emozione di questa grandiosa epifania, della scoperta di appartenere a qualcosa che ci trascende, è il filo conduttore di questo romanzo di Francesco Piccolo. Una scoperta che, come sempre, nasconde lati oscuri e anche tragici, dal momento che essere parte o essere esclusi da qualcosa, non è mai un’operazione indolore, può lasciare delle tracce indelebili. Su questo lento e difficile processo di interiorizzazione della storia si basa la parte più appassionante e direi anche divertente del romanzo, che è quella autobiografica. Allo stesso tempo al racconto autobiografico si affianca e procede parallelamente su un altro piano narrativo la storia, o meglio la biografia, di un altro “personaggio” centrale del romanzo: il Partito Comunista Italiano. Dalla fusione di questi due elementi, quello individuale e quello collettivo, viene fuori un’opera singolare, difficilmente descrivibile, una vera e propria biografia di un partito politico scritta dal punto di vista di chi, in qualche modo, durante gli ultimi cinquant’anni di storia italiana, ha scelto di farne parte.
Francesco sceglie di essere comunista in un momento ben preciso della sua vita, il 22 giugno 1974, quando ai mondiali di calcio la comunista Germania dell’Est segna il goal del riscatto alla occidentale e democratica Germania dell’Ovest. In quel momento Francesco, che ha 10 anni, dentro di sé e senza farsi notare, esulta. In quel momento decide di “fare il tifo” per i più poveri, gli emarginati, le minoranze. Saranno moltissimi altri i momenti in cui il protagonista deciderà di schierarsi dalla parte dei comunisti pur non facendone mai del tutto parte. In un momento storico difficilissimo in cui il mondo è diviso in due schieramenti contrapposti, così come lo sono le famiglie, i compagni di banco e gli amanti, Francesco si ritrova nel mezzo. Troppo comunista per suo padre, che continua a ripetergli che “fa il comunista con la macchina di papà” e che l’assicurazione dovrebbe pagargliela Berlinguer, ma allo stesso tempo troppo borghese per il Movimento studentesco, che invece gli ripete che “quando ci sarà la rivoluzione i primi a sparire saranno i borghesi come lui”.
Né di qua e né di là insomma. Tentato dal desiderio di essere come tutti, come tutti quelli che sono corsi in Piazza San Giovanni a salutare il feretro del segretario del Pci, Enrico Berlinguer, ma anche intimamente, geneticamente, propenso alla superficialità. Piccolo rifugge la tragedia, si tira indietro di fronte alla catastrofe rivoluzionaria, intuisce prima degli altri, quando il partito è ancora ammantato di moralismo e gravità, che la felicità individuale può e deve convivere con l’impegno politico, che non può essere la discriminante per stabilire l’appartenenza a qualcosa.
Quella che emerge alla fine è un’ideologia giocosa, mediterranea e godereccia, che mal si sposa con l’atmosfera cupa, elitaria e dispregiativa che per anni ha contraddistinto il partito comunista e anche quello che è diventato negli anni successivi. Trovare la chiave di lettura di questo libro, un po’ romanzo e un po’ saggio, non è semplice, forse non c’è. Non c’è un messaggio fondante né una lezione, non c’è una strada né un monito, forse c’è solo la voglia di rivendicare, in un momento in cui tutto sembra grave e imminente, il diritto ad essere felici come tutti.

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Conosci l'autore

Francesco Piccolo

1964, Caserta

Francesco Piccolo è scrittore e sceneggiatore. Esordisce in letteratura con il romanzo Diario di uno scrittore senza talento (1993) che si qualifica finalista al Premio Calvino. Tra i suoi libri si ricordano: La separazione del maschio, Momenti di trascurabile felicità, Il desiderio di essere come tutti (Premio Strega 2014), Momenti di trascurabile infelicità, L’animale che mi porto dentro, Momenti trascurabili Vol. 3 e La bella confusione (tutti editi da Einaudi). Con Feltrinelli ha pubblicato  Storie di primogeniti e figli unici (1999), E se c'ero, dormivo (2000), Allegro occidentale (2005), e La separazione del maschio (2023).Ha firmato, tra le altre, sceneggiature per Nanni Moretti (Il Caimano, Habemus Papam, Mia madre), Paolo Virzì...

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