Ditelo a Sofia

Dopo "la Porta", la lettura di questo romanzo conferma le grandi qualità narrative della Szabò. Sofia, una bimba che frequenta le elementari, si mette, con tenacia e ostinazione, alla ricerca del paziente di suo padre che ne ha raccolto le ultime parole, prima di morire. "Ditelo a Sofia" è la ricerca di un approdo emotivo, un viaggio complesso e incerto, che la protagonista deve affrontare, per giungere ad un equilibrio che la morte del padre ha spezzato e che una madre distante e presa dai suoi studi non riesce a ripristinare. Alla fine è un vecchio e burbero bidello che le dà pace e che si fa carico di una sua amichetta abbandonata dai genitori e da una sorella che scappa dall'Ungheria socialista per riparare a Vienna. La narrazione ha qualcosa del "flusso di coscienza" novecentesco e, allo stesso tempo, della coralità delle tragedie greche (ma anche dell'oggettività soggettiva del verismo), risultando avvolgente e trascinante, fino alla conclusione, paradossale come un processo stalinista voltato in farsa. Da leggere.

Magda non delude mai, neanche stavolta. Nel titolo le ultime parole del padre di Sofia che la tormenteranno per gran parte della vita. Scrittura scarna, come sempre, ma grande spessore psicologico dei personaggi. Consiglio la lettura.

Personaggi intensi, originali e realistici.