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Descrizione


"Lo stato ebraico" di Theodor Herzl, edito nel 1896 a Vienna, è il manifesto programmatico del movimento sionista. Scritto come risposta all'antisemitismo crescente della seconda metà del secolo scorso, ha rappresentato il "testo sacro" a cui si sono richiamati gli ebrei di tutto il mondo che, rispondendo all'appello di Herzl, hanno cercato di costruire nella terra dei padri una patria per loro e per i propri figli. Prefazione di Gad Lerner.
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Dettagli

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1992
4 maggio 1992
105 p., Brossura
9788870181647

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Fabrizio Porro
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l'idea sionista non sarebbe iniziata solo con Theodor Herzl, ma molto prima, con Moses Hess, il cui "Roma e Gerusalemme", del 1862, precede di ben 34 anni "Der Judenstaat".

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Davide Santoro
Recensioni: 5/5

Questo libro è il "manifesto programmatico del movimento sionista", in questo libro Theodor Herzl illustra in maniera molto dettagliata l'ideologia sionista e la necessità di dover creare uno Stato per gli ebrei per sfuggire al crescente antisemitismo in Europa. Herzl inizia a scrivere questo libro nel 1874 all'età di 14 anni dopo aver ascoltato un violento discorso antisemita e piano piano cresce in lui l'idea che gli Ebrei devono cercarsi una patria(inizialmente indecisa tra Argentina e Israele). Come ho già avuto modo di accennare questo libro spiega in maniera dettagliata la realtà del progetto sionista, inoltre spiega dettagliatamente la Society of Jews e la Jewish Company, la loro realtà ed il loro utilizzo "nell'acquisto del nuovo paese". Inoltre Herzl vede l'acquisto di una terra da parte degli Ebrei come unica soluzione al dilagante antisemitismo, sia per gli Ebrei che per gli stessi antisemiti(infatti Herzl sostiene che anche gli antisemiti dovrebbero sostenere questo progetto, poichè riuscirebbero a "cacciare" gli Ebrei dal proprio paese per "trasferirli" in Israele). Inoltre, a differenza di molti pregiudizi, Theodor Herzl era laico e nazionalista ed il progetto sionista e conseguentemente il suo libro sono assolutamente laici, tuttavia, Herzl aveva capito in anticipo che l'unico modo per convincere gli Ebrei a trasferirsi a fare riferimento al loro patrimonio religioso("in mezzo ad ogni colonia ci dovrà essere un Tempio, poichè è SOLO ED ESCLUSIVAMENTE la nostra fede ad averci tenuto uniti per tutto questo tempo", citazione dal libro ndr). I filo-israeliani troveranno conferma delle loro idee e si arricchiranno, i filo-palestinesi troveranno pane per i loro denti e potranno capire che molte delle cose che credono sono frutto del pregiudizio e soprattutto potranno trovare risposta all'interrogativo: "Perchè chi critica Israele è antisemita"? Vi lascio citando un grande leader: "L'antisemitismo è negare il diritto degli Ebrei ad avere uno Stato". Martin Luther King

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Una sorta di maledizione grava sugli stati concepiti a tavolino: nascere come legittimi e nobili sogni e rischiare di trasformarsi per lunghe fasi storiche, e a causa delle repliche della storia, in incubi. Fra gli esempi c'è Israele, oggi devastata dagli attentati e dagli integralismi. Il celebre volumetto programmatico di Theodor Herzl, che se ne pone alle origini, lucidamente introdotto in questa edizione da Gad Lerner, si presenta in effetti sia come il manifesto per una migrazione di massa causata dalle ripercussioni dellÆaffaire Dreyfus in Francia e dalla tendenziale crescita dell'antisemitismo in Europa a fine Ottocento, sia come un progetto politico consapevolmente innovatore, volto all'edificazione d'una società giusta, razionale e solidale. Condotta tramite una Jewish Company da articolarsi sul modello delle grandi società coloniali e una Society of Jews in qualità di " gestor degli ebrei", portata avanti sulla spinta di un inestinguibile desiderio di riscatto e delle più accese istanze morali, "la nuova migrazione degli ebrei" doveva avvenire per Herzl "secondo principi scientifici", cioè senza cascami teocratici ("la fede ci tiene uniti, la scienza ci rende liberi"). E così in larga parte sarebbe stato, ma le conseguenze dell'operazione si rivelarono comunque dirompenti. Dimodoché chi legga queste pagine, che fondono con mirabile limpidezza e semplicità il pragmatismo e lo slancio utopico, non può che rilevare ancora una volta da un lato il tenace perdurare del sogno sionista, dall'altro la sua difficile situazione attuale, fra guerre e continui sabotaggi della pace. UnÆimpasse che si rinnova di anno in anno nei lutti di due popoli.

Daniele Rocca

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