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Il mito - Walter Friedrich Otto - copertina
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Descrizione


Quattro scritti compongono il volume: Il mito originario alla luce della simpatia di uomo e mondo; Il mito; Il linguaggio come mito; Il mito e la parola. L'ermeneutica, ovvero l'interpretazione di Otto, che fa largo uso di citazioni dai poemi omerici, dalla tragedia classica, da Shakespeare, Goethe, per arrivare ai romantici fino a Holderlin e alla poesia contemporanea, non riguarda tanto i dettagli o le particolarità di questo o quel mito antico; l'ambizione è quella di trovare risposte alla questione fondamentale che sempre torna a riproporsi: "Cos'è il mito, qual'è la sua essenza?"
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Dettagli

2
2007
24 maggio 1993
117 p., Brossura
9788870181951

Voce della critica

OTTO, WALTER FRIEDRICH, Il mito, il melangolo, 1993
KERéNYI, KAROLY, Scritti italiani (1955-1971), Guida, 1993
scheda di Vercellone, F., L'Indice 1993, n.10

Se, nell'ambito della più recente riflessione in Germania e in Italia, è venuta in primo piano la questione dell'utilizzazione della mitologia a scopi politici in senso più o meno lato, Walter Friedrich Otto e Kerényi ci riconducono nell'alveo della verità del mito stesso. La polarità è quantomai significativa perché costituisce anche una sorta di spartiacque tra mito antico e mito moderno, laddove il momento della distinzione potrebbe delinearsi nel trascorrere dalla parola mitica che disvela il "divino come l'eterna verità dell'essere" all'"inventio", nel passare cioè dal piano di una rivelazione dell'essere nella forma ( 'Gestalt' ) - secondo il punto di vista di Otto - a una disponibilità dei contenuti mitologici a rendersi fruibili nell'ambito della comunicazione sociale. Questo percorso si lascia seguire molto perspicuamente nei due volumi di Otto e Kerényi di cui qui si riferisce, entrambi a cura di Giampiero Moretti. Il primo di questi due libri raccoglie quattro importanti scritti di Otto, mentre il secondo i contributi di Kerényi ai convegni romani organizzati da Enrico Castelli. Ora, per Otto, il mito è rivelazione dell'essere; da questo punto di vista non può essere accostato entro le coordinate moderne che sono quelle di un universo intensamente soggiogato al dominio della tecnica. Al mito va dunque attribuita una dimensione originaria. Di ciò testimonia la continuità tra mito e culto, che rimanda a un'epifania del divino. Ma lo stesso linguaggio è, per parte sua, dotato di una natura mitica, è anzi, secondo Otto, da considerarsi una creatura mitica nel suo complesso. Il "mito genuino" impegna, è dunque vincolante per l'esistenza umana. E non si può trovarvi accesso in un orizzonte filosofico sorto sotto presupposti moderni, n‚ dunque nella filosofia delle forme simboliche di Cassirer, ma neppure nell'orizzonte dell'"Existenz-philosophie" (che testimonia proprio della rottura della continuità mitica dell'uomo con il mondo). Kerényi invita a seguire una via per molti versi affine, invitandoci a distinguere tra miti "genuini" e "non genuini", ovvero le "favole, fantasie e invenzioni", che si danno come verità ma si pongono in realtà al servizio della politica. È mitologia prima ancora del mito profilarsi nell'ottica di Kerényi; questa contiene il mito come una forma vincolante e lo produce in uno spazio plastico, inventivo. Accentuando carattere costante di "elaborazione propria del mito contro la sua chiusura in una forma definitiva, Kerényi rende edotti del potenziale critico esso insito. Dunque, si può non diffidare del mito laddove le sue trame non si intessano in una vicenda definitiva.

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