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La nipote di Pancrazio De Pasquale combattivo protagonista della lotta politica in Sicilia ha ritrovato un bel numero di lettere da lui indirizzate alla sorella Maria insieme ad altri documenti e oggetti serbati come reliquie. Lo scambio epistolare va dal 1944 al 1951 anni contrassegnati dalle occupazioni contadine dei latifondi e da un incisivo ruolo di guida svolto dal Pci. In quel partito De Pasquale è presenza rilevante. A ventidue anni è già segretario della federazione comunista di Palermo e membro della segreteria regionale. Quando lascia la sua Messina chiede solidarietà alla sorella ma si dice sicuro della scelta: "L'ho fatto perché vado alla ricerca di un me stesso migliore perché porto il mio contributo per una società migliore". L'autrice incastona le lettere e i testi politici in un nitido racconto che ricostruisce con partecipazione una vicenda nobile e tormentata. De Pasquale è poi sospettato di iniziative frazionistiche estranee alle direttive impartite da Li Causi e dall'accreditato gruppo dirigente. Eddo – così chiamato in famiglia – è allora sottoposto nel 1950 a un processo di marca staliniana. Nella veste di sommo inquisitore appare Secchia che non è il solo a sottoporre il giovane compagno a un serrato interrogatorio. De Pasquale non è espulso ma esiliato a Genova dove si appassiona a un lavoro non burocratico. Nei suoi ultimi anni De Pasquale è deputato al parlamento europeo. In pochi tra quanti condividono la sua battaglia per dare un'efficace dimensione regionalistica alle politiche comunitarie immaginano un passato tanto battagliero e sostenuto da un'originale visione della questione siciliana. Che spesso evocò in proposte dalle quali traspariva – come ora si capisce meglio – la sofferta coerenza di una vita intera.
Roberto Barzanti
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