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Un pamphlet sulfureo che sembra scritto oggi, ma solo perché dipinge con lucido divertimento il vizio eterno dell'animale domestico che si acciambella accanto alla poltrona dei potenti, piccoli o grandi, per brucare le briciole che gli cadono di bocca, in attesa di dirne male dopo averne parlato troppo bene quando le briciole sono finite.
Eh si, è davvero un'arte, mirabile e rarissima, coltivata a raffinatissime e invisibili grammatiche gestuali, somatiche, a modi di fare che incidono con nulla o a modi di dire che tacendo trasmettono in realtà un poema. Il salto oltre la bassissima e calpestata sfera del cortigiano stupidamente prono qui viene rovesciato nell'elogio della sua maestria. Leggiamo: "Il cortigiano al cospetto del padrone deve imitare quel giovane spartano frustato per aver rubato una volpe: sebbene durante la punizione l'animale nascosto sotto il mantello gli scarnificasse il ventre, egli non gridò di dolore. Quale arte, quale dominio di sé sono necessari per dare prova di una tale capacità di dissimulazione che è poi la caratteristica principale del vero cortigiano! E' necessario che egli sappia costantemente neutralizzare i rivali con atteggiamenti amichevoli, mostrare un viso disponibile, affettuoso, a coloro che più detesta, abbracciare teneramente il nemico che vorrebbe strozzare; infine bisogna che anche le bugie più spudorate siano imperscrutabili sul suo volto". Basterebbe da solo quest'ammonimento a celebrare nel cortigiano l'essenza più arguta e perfetta del vero politico, la bilancia più esatta su cui tarare tutto l'occulto che dimora nel potere, il nodo stretto ad arte fra la difesa delle ragioni del sovrano e l'attenzione scrupolosa al proprio tornaconto. Un vero esercizio di sagacia che vale un piccolo trattato d'etica personale, la facoltà di uscire da se stessi dandosi totalmente a una grandezza riflessa, e tuttavia tenendo nelle mani redini e timone di un cosmo che è anche superiore a chi poi guida davvero il carro. La camaleontica virtù del non essere per essere ancor più, per comprendere al volo il volubile e il mutevole del principe e declinarlo nell'immediatezza più acuta, nell'improvviso cambio di passo, nel sano e nello sconveniente sposato alla pari, nell'increscioso che si accetta presto, nel tutto favorito al meglio.
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