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Scarti di umanità. Riflessioni su razzismo e antisemitismo
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Scarti di umanità. Riflessioni su razzismo e antisemitismo - copertina

Descrizione


Questo libro non ha grandi pretese. Non apre piste mai battute, non dà visioni d'insieme, non trascrive la liturgia di un convegno. Soprattutto, non fa bella mostra di un ironico umanitarismo, con la rassicurante inclinazione a distanziare i fantasmi di un orrore che si ostina a non morire della sua propria morte. Quando la memoria si fa istituzione senza aver messo solide radici nella coscienza collettiva, finisce per accomunare tutti nella sua routine. La commemorazione prende il posto della rammemorazione. Al cospetto dell'immane tragedia della Shoah, talune declamazioni non provano disagio a convivere con politiche sicuritarie che alimentano nuovi stereotipi e nuovi pregiudizi. Razzismo e antisemitismo sono presi in esame per le loro connessioni e le loro differenze, grazie ad una lettura multilaterale che si pone all'incrocio tra varie discipline: dalla filosofia alla psicoanalisi, dal diritto alla letteratura, dall'antropologia alla medicina. Una ricerca polifonica per provare a capire come dispositivi di sapere e potere abbiano solidalmente costruito un perimetro in cui le leggi, le sanzioni, gli interdetti alimentino le categorie culturali alle quali gli uomini sono andati consegnando la loro autorappresentazione e le domande più profonde sulla propria identità.
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Dettagli

2010
15 aprile 2010
228 p., Brossura
9788870187724

Voce della critica

Un interrogativo si dibatte da qualche tempo anche in sedi internazionali: se sia corretto, e anche opportuno, tenere distinti i diversi ambiti delle discriminazioni e delle disuguaglianze e insistere su uno o su un altro come particolarmente grave, e degno di attenzione. Volta a volta, in determinate sedi e occasioni, le differenze etniche e razziali, di genere, di principi religiosi o di pratiche culturali; l'omofobia, condizioni di disabilità fisica o psichica, riferimenti a particolari tradizioni, "culture", "valori". Il problema è che si rischi – valorizzando una particolare scelta di attenzione e di impegno a scapito delle altre, e tenendo ciascun ambito separato – di privilegiare un problema, un aspetto, e che manchi una lettura dell'insieme dei fattori e dei meccanismi. Non facile trovare la risposta.
Facendo riferimento al sottotitolo del libro curato da Francesco Migliorino, Riflessioni su razzismo e antisemitismo, sappiamo subito dove ci si colloca: nel presente e nel passato dei nostri "razzismi". E però le parole Scarti di umanità (un titolo forte, brutale vorrei dire) portano a mettere al centro un dato che segna tutta la storia dell'umanità (e che certo vale ancora nel presente). Una parte della popolazione, o del sistema in cui viviamo, si colloca in posizioni che consentono di dominare, di escludere o anche di annientare altri, tutti quelli senza riconoscimenti e diritti, in varie forme "diversi" (nel fisico o nelle relazioni o nei comportamenti; o a seconda delle risorse – economiche, sociali – di cui dispongono). In lunghi secoli di storia europea, gli ebrei, i popoli colonizzati e, oggi, gli "immigrati", gli "stranieri". Islamofobia, discriminazioni e violenze volta a volta contro "negri", "marocchini", zingari; e ancora, antisemitismo. Su questo, nel libro, troviamo riflessioni che "aggiungono" a quello che già sappiamo o che crediamo di sapere. Molte sono le voci e gli approcci, con riferimento a fasi diverse della nostra storia.
Su due linee di approfondimento mi soffermo brevemente: le ritengo utili per riflettere sul contesto attuale. Come si organizzano le risorse a disposizione (la politica, la scienza, le armi, naturalmente; oggi i meccanismi mediatici, il senso di insicurezza e le dinamiche del "populismo") per tenere sotto controllo gli altri. Episodi e scelte ideologiche, e messaggi degli anni del nazismo e del fascismo, con obiettivi che sono un "popolo etnicamente puro", la "normalità", la "disinfestazione della società", la "bonifica umana": così nell'introduzione e nel saggio di Migliorino, ma è un filo di lettura comune a testi diversi per impostazioni e riferimenti e dati (M. Bertani, Pietro Guerraggio e Angelo Nastasi, David Bidussa; e i richiami di Beatrice Primerano a passaggi di fortissimo impatto del diario di Ernesta Bittanti scritto tra il 1938 e il 1943). In quegli anni, il disegno di un popolo reso sano, forte, "perfetto" (con costante attenzione al ruolo della "famiglia" e all'importanza della crescita demografica) e dunque di come rendere invisibili quelli che sono "altri", diversi, e pericolosi: il mondo carcerario e i manicomi criminali, i criteri per l'internamento, la "scienza" (medicina, psicologia e psichiatria, antropologia criminale, diritto penale) e le pratiche che si sono sviluppate e incarnate in leggi e istituzioni. Temi che oggi ritroviamo nel discorso politico e in una diffusa opinione pubblica, o meglio, in una "cultura" che sembra essere sempre più condivisa. È bene rifletterci.
Laura Balbo

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