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Questo libro non facile di Walter Lapini a sette anni dalla pubblicazione non ha recensioni su IBS. Reazioni si sono avute su stampa e siti, alcune caute, se non ambigue. A ridurlo all’essenziale, il libro è un richiamo, che sembra ovvio e non lo è, alla necessità assoluta del rispetto della lettera, del senso e della correttezza nella curatela dei classici antichi e moderni. Lapini riprende una sua nota pubblicata nel 2008 a proposito di un passo del “Tractatus Theologico-Politicus” di Baruch Spinoza (da cui le “inezie puerili” del titolo), in nuova traduzione nelle “Opere” dei Meridiani Mondadori nel 2007: nota apparsa con la prodigiosamente rapida replica del curatore del Meridiano, entrambe stampate nello stesso numero della stessa rivista, sotto un titolo unico. Preso in parola l’invito della replica, Lapini procede qui a un esame sistematico, impietoso e devastante, del “Tractatus” Meridiano. La nuova traduzione, celebrata da specialisti e opinionisti (ci si chiede i primi con quale scrupolo e i secondi con quale competenza: ma si vede che Spinoza, ovviamente in originale, appartiene alle loro frequentazioni abituali; e del resto il tono oracolare di alcuni, notoriamente, sconfina spesso in involontaria autoironia). Lapini fornisce di innumerevoli passi un’esegesi minuta, esemplare e godibilissima per raffinatezza e penetrazione del testo ed evidenzia le pecche – continue e spesso gravissime – della traduzione e della cura editoriale, senza scadere mai in accanimento o svalutazione pregiudiziale. È disarmante constatare quante delle sue osservazioni siano un ripasso di grammatica elementare da banchi del ginnasio e anche quanto di nuovo una lettura attenta riveli. Bisogna davvero essere grati a Lapini per essersi assunto un compito così scomodo quanto necessario e di aver ribadito che le operazioni editoriali di mediazione del sapere non possono che fondarsi su solide premesse di competenza linguistico-filologica.
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