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Lo schermo del pensiero. Cinema e filosofia - Umberto Curi - copertina
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Descrizione


Il cinema può essere considerato un "testo" ricchissimo di temi e motivi propriamenti filosofici. Lo dimostra Umberto Curi analizzando alcuni dei grandi film comparsi negli ultimi vent'anni, da "La messa è finita" a "Nove settimane e mezzo", da "Adele H." a "Eyes Wide Shut": a partire da temi come l'amore, la guerra, il potere, il tempo, la memoria, l'analisi filosofica mette in evidenza come il cinema riesca nell'impresa straordinaria di rendere visibile l'intellegibile, di tradurre il pensiero in immagini.
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Dettagli

2000
1 febbraio 2000
170 p.
9788870786224

Voce della critica


recensioni di Corsani, A. L'Indice del 2000, n. 07

Non da oggi scopriamo il fascino dei libri che intrecciano cinema e filosofia. Se sono stati acquisiti come classici, fin dalla loro uscita, i due libri di Deleuze - Cinema 1. L'immagine-movimento (1983; Ubulibri, 1989) e Cinema 2. L'immagine-tempo (1985; Ubulibri, 1989) -, Š stato assai interessante anche il tentativo di Mario Pezzella - Estetica del cinema (il Mulino, 1996) - di riconoscere sistematicamente, basandosi sui concetti individuati gi… dai classici della teoria, gli elementi del linguaggio cinematografico. Il proposito di Umberto Curi, che insegna storia della filosofia all'Universit… di Padova, Š diverso: si tratta per lui di rinvenire, in una serie di opere degli ultimi venti-venticinque anni e seguendo l'impianto della Poetica di Aristotele, i moventi narrativi e drammatici, le problematiche che muovono uomini e donne nelle loro ingarbugliate relazioni: sentimenti, aspirazioni, poteri, presupposti, cioŠ indagando, come afferma l'autore citando il filosofo, "come si debbono comporre le trame, affinch‚ la poesia risulti ben costituita"; il senso quindi della mimesis, prima forma di conoscenza che ebbe di se stessa l'umanit…. In base a un tale approccio, che, ammette Curi, farebbe inorridire i teorici dello "specifico filmico", finiscono per apparire due verit…: intanto le persone, la societ… (le societ…) a noi contemporanee continuano a vivere sotto il segno della tragedia classica cos come il teatro greco ce l'aveva consegnata; e poi, sulla scia di Bazin e dei "Cahiers du cin‚ma", Š proprio il cinema ("tesoro di identificazioni" per Serge Daney) a farsi carico, nel secolo appena concluso, di questa raffigurazione classica, come nel XIX lo era stato il romanzo. Nella carrellata organizzata per temi (Eclissi d'amore; Il volto del potere, Il racconto della guerra sono i primi capitoli), che analizza film sull'amore come Adele H. di Truffaut e sulla solitudine come Paris Texas di Wenders, fino a Eyes Wide Shut, non mancano certo i rischi: da una parte quello di affrontare i film cadendo in una rinnovata distinzione "poesia / non-poesia"; dall'altra quello di considerare un film, indipendentemente dal suo linguaggio, come portatore, comunque, di un valore informativo. Il rischio, cioŠ, del "documento significativo" (cito da un passo riferito a The Day After). Perci• non sar… sufficiente che il film documenti una realt… oggettiva, piuttosto l'opera dovr… plasmare una finzione che sia non "un episodio semplicemente appartenente alla storia", ma "evento provvisto di un significato paradigmatico", che inoltre non trasferisca la vicenda al livello del solo mito, poich‚ ci• la sottrarrebbe alla storia: in questo senso per Curi riesce Titanic pi— di Schindler's List. Riescono i film che traducono in concatenazioni necessarie di eventi il piano delle percezioni individuali e il modo in cui si vivono le relazioni con gli altri uomini e le altre donne: si veda il bel discorso sull'enucleazione della figura del "commiato" in Schindler's List ma anche in E.T.. Si tratta, come si vede, di un approccio al film decisamente inattuale, e proprio per questo affascinante.

Al

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Conosci l'autore

Umberto Curi

1941, Verona

Filosofo italiano, è professore emerito di Storia della filosofia presso l'Università degli Studi di Padova e docente presso la facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha insegnato anche alla facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed è stato visiting professor presso la University of California (Los Angeles) e la Boston University. Ha diretto per oltre vent’anni la Fondazione culturale “Istituto Gramsci Veneto” ed è stato anche per un decennio membro del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia. Ha vinto l'edizione 2010 del Praemium Classicum Clavarense. Tra i suoi saggi: Il farmaco della democrazia. Alle radici della politica (2003),...

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