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Anno edizione: 2017
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Titolo: Il Nano Introduzione di Fulvio Ferrari Autore: Lagerkvist Par Editore: Iperborea Anno: 1991; bross. edit. ill., firma di appartenenza;
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il nano, protagonista del racconto di Lagerkvist, è l'incarnazione di quel male, generato dall'uomo, che è nei fatti guerra, odio, vendetta, e che si ritorce contro l'uomo stesso. È una figura fortemente legata alle vicende verificatesi durante la sua maturazione nella mente dell'autore (la Seconda Guerra Mondiale), ed è perciò inquietante, cruda nella sua verosimiglianza, incredibilmente velenosa. In una corte rinascimentale ben dipinta ma che è solo il guscio apparente di una narrazione per la verità estendibile a qualsiasi secolo dell'esistenza umana, il nano ordisce le sue losche trame al servizio dell'uomo e contro l'uomo stesso. Disprezza la natura umana in ogni sua manifestazione non dimenticando che da essa è stato generato; odia e non conosce compassione, perdono, benevolenza e pace. Le sue sottili gesta, raccontate da Lagerkvist nella forma di un diario semplice, scorrevole e ordinato, sono la riffigurazione incredibilmente vera della Guerra, lampante anche agli di chi ne ha conosciuti i miasmi solo sui libri. "Il nano" è un ottimo libro, un po' inquietante forse ma dal significato forte e raro. Scritto con evidente abilità, risulta anche gradevole da leggersi nelle sue 200 pagine.
Un libro narrato secondo l'ottica di un personaggio negativo oggi non e' particolarmente originale, eppure la narrazione di Lagerkvist rende "Il nano" affascinante. Un affresco grandioso e variegato (nonostante di sole 200 pagine), con personaggi che travalicano il momento storico in cui sono stati collocati (il Rinascimento) e quello che vogliono rappresentare (l'Europa della seconda guerra mondiale). Originale, facile ed accattivante.
Recensioni
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recensione di Clausen, J.S., L'Indice 1992, n. 9
Da anni introvabile nelle librerie, "Il nano", uno dei più noti romanzi di Pär Lagerkvist, premio Nobel 1951, è finalmente stato ristampato. Ci ha pensato la casa editrice Iperborea che ultimamente ha pubblicato altri tre bei libri di Lagerkvist: "Pellegrino sul mare", "II sorriso eterno", "Mariamne".
Si tratta del diario di un nano, al servizio di un principe rinascimentale italiano, che narra la vita di corte e aggiunge le sue considerazioni sul modo strano di agire degli uomini. Gli unici sentimenti che pervadono questo essere sterile e amputato sono l'odio e, in certi casi, l'ammirazione. L'odio per gli uomini e, soprattutto, per i più deboli come i bambini, ma anche per la sua gente e per se stesso, e l'ammirazione per il gesto spietato. E non capisce a cosa possa servire l'arte e la scienza del grande maestro Bernardo sempre intento a studiare la natura e a dipingere l'"Ultima Cena". Soltanto quando il principe dà incarico a Bernardo di costruire delle mostruose macchine da guerra, veri strumenti di morte, che devono essere impiegate nell'attacco al principato limitrofo, il nano si convince dell'utilità della scienza. Più del principe sente la volontà di potenza e partecipa alle azioni di guerra, uccidendo un inerme e disarmato nano nemico.
Il romanzo, scritto nel 1944, fa parte di quel filone che nei paesi scandinavi viene chiamato "beredskapslitteratur" (letteratura di mobilitazione), cioè romanzi, drammi ma anche poesie che negli anni trenta e quaranta denunciarono il pericolo nazista e l'angoscia e l'orrore per una nuova guerra, filone di cui Lagerkvist, anche per impegno civile e politico, è un noto esponente e, con il romanzo "II boia" (1933), precursore. Nell'impossibilità di documentare realisticamente la furia e la barbarie nazista, gli scrittori scelsero spesso forme allegoriche e satiriche tipo Orwell o anti-utopie alla Huxley. E una volta consumata la tragedia, cioè dopo il '39 con le conquiste hitleriane, la scrittura si indirizza, spesso con l'uso dello strumento psicoanalitico, sempre di più verso un'indagine delle deformazioni del carattere umano nel tentativo di trovare le ragioni di tanta malvagità e irrazionalità. In quest'ottica si spiega l'ambientazione e la scelta del nano a protagonista. È una figura appropriata ed emblematica in quanto questo personaggio, sempre oggetto della fantasia popolare, monco nel corpo e nei sentimenti, funge da alter ego e ombra, o "anima nera" come egli stesso dice, del principe. È la parte oscura e deformata dell'uomo di cui riporta alla luce le contraddizioni: non è soltanto un'espressione del male che si configura come "una formidabile, appassionata identificazione con il potere e, di conseguenza, con l'ordine con il dogma" - per citare le parole di Fulvio Ferrari nell'introduzione -, ma anche lo specchio che svela la miseria degli uomini che per esempio sono capaci di "amare e odiare una persona allo stesso tempo". Al nano l'amore "ispira solo ribrezzo". E non a caso gli unici due personaggi di quel mondo orrendo che si amano profondamente devono soccombere. Si tratta di Angelica, figlia del principe, e di Giovanni, figlio del principe nemico. Giovanni, sorpreso (dal nano) in compagnia di Angelica, viene decapitato dal principe e buttato nel fiume, e la ragazza si annega sperando che la corrente del fiume la porti da lui.
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