L'uomo che morì come un salmone

Mi dispiace essere controcorrente in questo caso, magari è colpa mia che non apprezzo questo tipo di narrazione che mischia generi letterari diversi... A mio parere l'autore era partito bene, con un tipico thriller scandinavo che sembrava voler porre all'attenzione dei lettori anche la questione della minoranza linguistica nel nord della Svezia. Successivamente però Niemi introduce passaggi simil-onirici e spiegazioni dal tono un po' barboso e didascalico sulle origini storiche di quella determinata zona geografica, confondendo poi ulteriormente il lettore su quale vorrebbe essere l'intento di questo romanzo, visto che nel frattempo partono anche flussi di coscienza in cui peraltro non è chiaro chi stia parlando. In generale posso affermare che avrei letto molto più volentieri un saggio sulla zona del Tornedal e sulla soppressione della lingua meankieli, magari scritto con un tono ancora diverso.

Lettura volata ma che non mi ha lasciato molto.

Questo libro è stato il mio primo approccio all'autore e ne sono stata piacevolmente colpita. Opera che mescola più generi, l'uomo che morì come un salmone è soprattutto un testo che parla di violenza e prevaricazione: che siano anziani, donne, bambini o minoranze linguistiche. Interessanti anche i capitoli dedicati alla storia della Finlandia e alla spartizione del Tornedal con la Svezia. In alcun punti forse l'autore mette un po' troppa carne al fuoco, ma lo stile di scrittura è sicuramente apprezzabile e mi ha tenuta incollata fino all'ultima pagina. La valutazione rimane quindi alta, anche se personalmente mi sento di sconsigliarlo agli appassionati del giallo o del thriller: la conclusione della vicenda potrebbe deludere i puristi del genere, ma d'altronde le intenzioni dell'autore miravano ad altro. Nel complesso rimane un ottimo libro, di Niemi leggerò sicuramente altro.