Il cerchio celtico

Ho iniziato a leggerlo con grandi aspettative, sia perché avevo appena letto La vera storia del pirata Long John Silver, e mi era piaciuto, sia perché la trama prometteva molto: una cospirazione dal sapore neo gotico in ambiente marinaresco. Inoltre, visto il curriculum accademico dell'autore, era lecito attendersi una sorta di Pendolo di Foucault in salsa scandinava. E invece mi sono trovato immerso in un intreccio piuttosto piatto, in cui si muovono personaggi appena abbozzati, e la ricerca del fantomatico Circolo Celtico del titolo non è stata che un mero pretesto per raccontare delle traversate in vela che i protagonisti hanno effettuato nel Mare del Nord. Se invece che seguire le tracce dei druidi scozzesi del XX sec. si fossero limitati a fare il giro dei pub delle Ebridi temo che il pathos sarebbe stato lo stesso.

La lettura di questo libro mi ha fatto ritrovare l'entusiasmo e la curiosità che avevo leggendo i miei primi libri da bambina. L'ho seguito anche per immagini, cercando i luoghi su google, ho scoperto posti interessanti da visitare e la cultura celtica da approfondire. È vero che viene usato un linguaggio molto nautico che diventa incomprensibile da seguire per chi ne sa poco o niente, ma il coinvolgimento nell'avventura fa superare l'handicap e anzi alimenta la curiosità. Questo libro mi ha lasciato così tante immagini in mente legate a emozioni che mi sembra di avere visto un film!

L’autore precisa nella postfazione che il personaggio principale del libro è il Rustica, cioè la sua barca a vela. In effetti questo libro non si può definire un “giallo”, ma piuttosto un libro di avventure marinaresche. Dalla descrizione dei luoghi, sempre impervii, a quella delle tempeste, ricorrenti, tutto gira intorno alla marineria. Anche i Celti di ieri e di oggi non solo altro che un accessorio alla storia principale… la navigazione. In ogni caso si fa leggere, particolarmente dagli appassionati di vela.