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È una New York behind the scenes quella presentata da Mario Maffi nel suo "diario di viaggio". Non manca qualche accenno anche ai classici grattacieli della Manhattan da cartolina, nei confronti dei quali persiste, generalmente, un vecchio pregiudizio ideologico. È in realtà molto riduttivo considerarli semplicemente come l'emblema del capitalismo americano: sono, in fondo, non solo nei casi più noti (Chrysler e Flat Iron), imponenti cattedrali gotiche dalle stupefacenti risoluzioni architettoniche. Tornando comunque alla New York raccontata in questo volume, la descrizione è intrisa di storia, e dunque di contrasti tra passato e presente. Come nel caso della Bowery, antica arteria di Manhattan, oggi al confine del Lower East Side con il Greenwich Village. Tra Otto e Novecento era costellata di attrazioni, spettacoli e locali di ogni genere; oggi è abbandonata a se stessa. Affascinante è poi il ritratto di Chinatown, "là dove risale e cattura Little Italy", in un groviglio di strade strette piene di gente, di oggetti e di pesce "lucido e guizzante". E nel girovagare dell'autore non si incontrano solo i luoghi, ma anche le persone. Ad esempio la comunità ucraina, costituita da due gruppi ben distinti. A una prima immigrazione, di anarchici, socialisti e comunisti, seguì quella di coloro che si erano schierati con Hitler durante la guerra. Oggi non si conservano solo i raggruppamenti etnici, ma in una certa misura anche quelli politici: gli ucraini di sinistra abitano, infatti, sulla East 4th Street e fanno riferimento alla Ukrainian American League, quelli di destra lungo la 2nd Avenue, e si ritrovano presso la Ukrainian National Home. Da segnalare, infine, l'ottimo inserto fotografico del libro, nel quale i molti colori di Manhattan sono resi al meglio in bianco e nero. ta misura anche quelli politici: gli ucraini di sinistra abita
Giovanni Borgognone
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