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scheda di Pieri, M., L'Indice 1992, n. 2
Per ben venticinque anni questo è stato un libro fantasma promesso come secondo tomo di quel "La Commedia dell'Arte e la società barocca. La fascinazione del teatro" del 1969, a cura di Ferdinando Taviani, che ricostruiva il fronte delle polemiche ecclesiastiche antiteatrali di età controriformistica. Oggi, che lo abbiamo finalmente in mano e ci troviamo raccolte e ordinate le scritture degli attori intorno al mestiere del recitare e alla sua apologia etica e intellettuale diciamo subito che è valsa la pena di aspettare. Nel frattempo molto lavoro è stato fatto, da più fronti, intorno alla vita e all'opera dei comici, molti strumenti interpretativi sono stati affinati rispetto a una materia sfuggente, nascosta fra le pieghe della storia, a cui si deve applicare una filologia scaltrita e abbastanza atipica; un lavoro, ricorda Marotti nell'introduzione, tradizionalmente "verticale", cioè condotto per sondaggi su tomi e personaggi specifici (come, da parte sua, è stato fatto per Leone de' Sommi o Flaminio Scala), ma anche "orizzontale", andando a cercare, nei teatri indiani e orientali contemporanei, ciò che sopravvive oggi di in qualche modo affine al teatro dell'Arte, relativamente per esempio all'improvvisazione, o all'uso delle maschere e dei tipi fissi. Parallelamente si sono chiariti in questo frattempo una serie di concetti storiografici, relativi alla cultura e alle pratiche spettacolari cinquecentesche, che consentono ora di rivisitare questi testi con molta maggior cognizione di causa, e di valutarne in modo corretto la sottesa letterarietà, così ipertrofica e ipercorrettiva rispetto agli spettacoli, e spesso tutta funzionale alle pratiche editoriali, di cui parla Giovanni Romei. Ne è risultato, infatti, un volume ponderoso, articolato, ricchissimo di note e di supporti e corredato da preziosi indici e da un glossario, che è insieme il bilancio di una stagione conclusa e il pressante invito a continuare il lavoro.
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