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I finanziatori del fascismo
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NIE
2010
1 gennaio 2010
111 p., Brossura
9788871453002

Voce della critica

Questo fascicolo inaugura la collana dei "Quaderni" della rivista "Le carte e la storia", al compimento del suo quindicesimo anno di vita. Con la nuova pubblicazione, nel più rigoroso rispetto degli intenti della rivista sintetizzati nel suo stesso titolo, essa intende offrire un'ulteriore possibilità di pubblicare documenti inerenti i filoni di ricerca maggiormente presenti sulle pagine del periodico semestrale, sottolineando l'importanza per la storia delle istituzioni dell'aggancio stretto al documento e quindi della frequentazione degli archivi da parte degli studiosi della disciplina.
Il fascicolo contiene due documenti, di cui uno inedito, e la ripubblicazione di un articolo di Gerardo Padulo uscito su "Il Ponte" nell'ottobre del 2007. Si tratta di tre pezzi che ruotano intorno a uno stesso tema: il finanziamento del fascismo ai suoi esordi. L'elenco degli oblatori dal 1 ottobre 1921 al 3 marzo 1925, conservato all'Archivio centrale dello Stato nel fondo "Mostra della Rivoluzione Fascista", è conosciuto e risulta utilizzato già da Renzo De Felice. Invece L'elenco degli oblatori dal 13 giugno 1919 al 9 gennaio 1920, rinvenuto, sempre all'Archivio centrale dello Stato, nel fondo "Partito Nazionale Fascista, Direttorio, Servizi vari, serie II, b. 461, f. Bilanci 1919-20", non pare finora noto. Infine, l'articolo "Imperia", la prima casa editrice del pnf, documenta la costituzione, a ridosso della marcia su Roma, della società editoriale per la propaganda e la diffusione del pensiero fascista, promossa da Dino Grandi, allora segretario del gruppo parlamentare fascista, e finanziata da sottoscrittori di azioni per un totale di 250.000 lire.
L'autore, pur affidando agli studiosi il compito di lavorare su questi elenchi per analizzare a fondo le reti di sostegno al fascismo dalla fondazione dei fasci nel 1919 all'emanazione delle cosiddette leggi fascistissime a partire dal 1925, premette ai testi alcune essenziali considerazioni riguardanti sia i caratteri dei documenti pubblicati, sia aspetti rilevanti che ne emergono, tali da suggerire piste di ricerca e di approfondimento.
Quanto ai primi, l'elenco degli oblatori dal 1921 al 1925 risulta sicuramente lacunoso, sia perché non sono registrati versamenti da province a forte adesione fascista, sia perché c'è incostanza nelle contribuzioni, e infine perché mancano i finanziamenti massonici, noti attraverso altre fonti dirette. Inoltre, il secondo elenco, relativo al periodo precedente, si presenta come registrazione manoscritta, curata dalla segreteria amministrativa dei fasci, di oblazioni accompagnate dall'indicazione della cifra, della data e del solo nome dell'offerente senza indicazione di luogo né indirizzo.
Quanto a ciò che emerge da questi documenti (molto potrà risultare da un sapiente incrocio dei dati in essi presenti), Padulo sottolinea innanzitutto il forte coinvolgimento degli industriali e delle banche nel sostegno al fascismo nascente e nei primi anni della sua affermazione. Risalta altresì la netta prevalenza del sostegno del Nord nel periodo antecedente la marcia su Roma, mentre il Sud pare intervenire in modo significativo soltanto dopo la sua ascesa al potere. Non sembrano quindi essere di ostacolo al finanziamento del fascismo i programmi sovversivi sbandierati dai fascisti; quanto poi alle pubbliche istituzioni, la sostanziale mano libera concessa deliberatamente alle iniziative fasciste risulta confermata dal fatto che il ministero dell'Interno, a conoscenza della rete di raccolta delle oblazioni, dichiara di non ritenere di avere "legittime ragioni" per esercitare un controllo.
L'elenco degli oblatori dal giugno 1919 al gennaio 1920 mette in risalto la presenza di legami già avviati in precedenza: Padulo sottolinea, ad esempio, come alcune ditte che compaiono nella lista avessero comprato spazi pubblicitari sul "Popolo d' Italia" già nell'anno precedente.
È sempre il "Popolo d'Italia" a costituire la fonte primaria per la ricostruzione della vicenda di Imperia, la prima casa editrice del Partito nazionale fascista. Qui si ha notizia dell'iniziativa editoriale; qui si legge l'intervista su di essa a Dino Grandi nell'ottobre 1922, pochi giorni prima della marcia su Roma. Il caso di Imperia ha tratti peculiari che forniscono un altro tassello per l'identificazione dei finanziatori del fascismo. I principali azionisti di Imperia sono infatti massoni: il loro gruppo si è assicurato la maggioranza sia all'interno del consiglio di amministrazione sia nel collegio dei sindaci. La vita della casa editrice è breve: il 27 febbraio del 1925 è posta in liquidazione. Il suo obiettivo di contribuire a formare "una classe dirigente, matura, consapevole, preparata" è assai poco perseguito se Imperia, nei tre anni della sua esistenza, si limita alla pubblicazione di 76 testi di carattere divulgativo, destinati a usi politici immediati. Anche il ruolo della massoneria al suo interno è destinato a esaurirsi con l'assunzione di ruoli di primo piano da parte di Arnaldo Mussolini e di Cesare Rossi nel febbraio del 1924. Ma, come suggerisce l'autore, l'interesse sta nel principio non nell'epilogo: "Probabilmente – scrive Padulo – Imperia è per la massoneria uno degli ultimi, e vani, tentativi di cavalcare e ammansire il fascismo. Per Mussolini e i suoi ras il problema è, invece, quello di neutralizzare la massoneria, di averla a fianco, e non contro, nei mesi in cui preparano la marcia su Roma e ne gestiscono, subito dopo, i risultati".
Dora Marucco  

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