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"Che cos'è un effetto speciale? La prima parte del libro andrà alla ricerca di una definizione impossibile, perché in perenne divenire: dal trucco cinematografico agli effetti speciali, passando per i trucchi e gli effetti visivi, l'appellativo riunisce usi disparati, destinati a un pubblico anch'esso in perenne divenire. Da ciò deriva la necessità di riprendere una storia degli effetti speciali nel secondo capitolo. Essi non sono nati con il digitale e, ancora oggi, devono molto al genio degli inventori dello spettacolo cinematografico alla fine del XIX secolo. La tecnologia si modernizza, ma i suoi usi si modificano più lentamente. L''estetica' degli effetti speciali non si può definire senza un ritorno alle origini, dalle trasformazioni di George (Méliès) alle immagini sintesi di George (Lucas)". In queste parole contenute nel prologo al volume scritto da Réjane Hamus-Vallée sono perfettamente contenute le coordinate che consentono di cogliere gli obiettivi e la complessità del testo.
Se da una parte, infatti, il termine "effetti speciali" indica, per gli spettatori di tutto il mondo, tutto ciò che è cinematograficamente rilevante sul piano della modernità e delle tendenze più spettacolari, dall'altra è soltanto grazie all'immersione del problema in una prospettiva temporale di lungo periodo che si può cogliere il significato più autentico dell'espressione. Non a caso, i due nomi citati nell'introduzione, pongono sfruttando la coincidenza dei nomi di battesimo: George e George come estremi di una storia lunga come quella di tutto il cinema, due autori che si trovano a una enorme distanza nel tempo, e che tuttavia arrivano a ricongiungersi in una sorta di circolarità dall'innegabile significato simbolico.
Usati ben prima che venissero definiti in tal modo (nel 1926, nei titoli di testa del film Gloria di Raoul Walsh), gli effetti speciali attraversano l'intera storia del cinema, dalle prime creazioni di Méliès, appunto, all'impiego industriale nel cinema americano degli anni trenta, fino alle invenzioni artigianali, semplici ma dal suggestivo impatto emotivo, degli anni cinquanta e alle sofisticatezze degli anni sessanta (emblematico, a questo proposito, il caso di 2001: Odissea nello spazio, del 1968). Anche se è soltanto con l'avvento del digitale, nei decenni ottanta e novanta, che gli effetti speciali hanno assunto un'importanza davvero decisiva, risultando assolutamente determinanti ai fini dei meccanismi e della riuscita del racconto, come nel caso emblematico della trilogia del Signore degli anelli.
Oltre alla trattazione della prospettiva storica, il volume introduce lo spettatore alla scoperta di procedure molto complesse, non senza dedicare una sezione all'analisi puntuale di alcuni segmenti filmici, in cui la riproduzione di brevi serie di inquadrature consente un'efficace e divertente comprensione del discorso.
Umberto Mosca
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