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Illuminante e scorrevole anche se, forse, siamo ormai assuefatti all'argomento
Ho comprato e letto questo libro incuriosito dai discorsi simili a quello nel primo commento: "ecco il libro che smaschera el Che", "dietro il mito, la macchina da guerra" ecc. Premetto anche che non sono mai stato un "guevariano" in gioventù e che solo recentemente mi sono avvicinato alla figura del Che, leggendo le sue opere e altri saggi su di lui. Di questo libro mi hanno colpito in maniera ASSOLUTAMENTE NEGATIVA: 1)La totale assenza di fonti storiche. Si citano situazioni, fatti, giudizi, senza riportarne la provenienza, né primaria né secondaria. 2)L'accusa mossa a Guevara di essere un avido di potere e di aver agito per la brama di esso. Mi si spieghi allora come mai, dopo aver vinto a Cuba, Guevara ha abbandonato il potere per andare a esportare la rivoluzione in Congo, Venezuela e Bolivia, laddove è morto come un cane. 3)L'accusa, ancor più ridicola, mossa a Guevara di essere un assetato di beni altrui. Un medico dell'alta borghesia argentina che finisce morto in un paese sperduto, dopo decine di giorni di lotta contro fame, asma e indifferenza, lo si accusa di essere un assetato di denaro. 4)Il rimprovero fatto a Guevara di alcune lotte sbagliate fatte in suo nome post mortem e dello sfruttamento capitalistico della sua immagine. Seguendo la logica di un simile ragionamento, diamo la colpa al Cristo delle crociate o del giro d'affari legato ai gadgets religiosi. 5)L'uso di 5-6 frasi estrapolate dal contesto per dimostrare che il Che era un assetato di sangue. Roba tipo "l'odore della polvere da sparo e del sangue mi dilatava le narici" diventano prova irrefutabile del fatto che fosse uno sterminatore micidiale (salvo poi dire che non era bravo a fare il guerrigliero) 6) Infine la non comprensione del mito del Che. Vargas Llosa parla della bellezza e del romanticismo del Che, componenti reali nel suo mito, ma corollari rispetto ad un nucleo concettuale che lui non cita neppure (e che evidentemente non ha considerato) Un libro pessimo, pubblicato per il cognome dell'autore.
diciamo che l autore non è sinonimo di obiettivita in relazione ai temi trattati. devo comunque ringraziarlo, dato che per la prima volta ho inmparato ad aprezzare la figura di questo guerrigliero sudamericano. mi sento molto vicino al modo di pensare di quest uomo finalmente salvato dalla sacralizzazione e dalla fighettizzazione. grazie alvà.
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