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Sergio Leone è uno dei registi che, nel corso degli anni sessanta, più in profondità hanno scardinato le regole del linguaggio e della narrazione filmica, inventando nuove figure di stile e costituendo un corpus espressivo talmente vasto da segnare la produzione dei decenni a venire. La sua presenza nella storia del cinema rappresenta una pietra miliare, visto che non esiste altro autore che abbia saputo, con tale successo e rinnovamento, trapiantare in un ambito extra-hollywoodiano il genere per eccellenza del cinema americano: il western.
Al cinema di Sergio Leone è stata dedicata una lunga serie di volumi, dedicata in special modo agli aspetti visivi in esso elaborati. La novità e la ricchezza di questo libro scritto da Italo Moscati consiste nell'intrecciare questo sguardo sui film alle vicende più personali della figura dell'uomo, nato nel 1929 da un padre regista del cinema muto. Un legame, quello familiare, che si realizza non solo nell'eredità professionale, ma in particolare in un'attitudine profonda verso il cinema come spettacolo in cui prende vita un vero e proprio universo parallelo. Ed è in questa dimensione parallela che si muove il percorso di ricerca di un uomo e di un artista realizzato da Moscati.
Si tratta di una serie di appunti che integrano le note indispensabili per inquadrare le opere di Leone nel loro contesto storico e culturale con l'impressionismo di uno scrittore che ha amato profondamente i suoi film e che sente la necessità di farli vivere ancora in un mondo poetico fatto di ricordi ed emozioni personalissime. "L'ultimo mio incontro con Leone avviene nel 1988. Siamo sulla terrazza dell'Hotel Excelsior, al Lido di Venezia (
) Sono passati quattro anni dalla realizzazione di C'era una volta in America. Leone è in attesa di tornare al lavoro. Le idee non mancano, ma intorno a lui e ai suoi propositi si sta diffondendo una cortina fumogena. Il desiderio di realizzare un vero e proprio kolossal sull'assedio di Leningrado è sottoposto a una serie di accelerazioni e frenate. Il kolossal è complicato. Bisogna mettere d'accordo vari produttori, trovare i capitali necessari e soprattutto quella disponibilità ideologica che a volte corrode i migliori progetti dall'interno perché nessuno ha il coraggio di esplicitare dubbi e riserve, e così la nave dei progetti va, va per modo di dire, in balia di bonacce e marosi. Sergio, seduto a un tavolino dell'Excelsior, in una terrazza solcata da una folla di fatui amici del cinema, è visibilmente di umore non proprio sereno. L'abbronzatura dell'estate si indovina sotto la barba grigia. La figura è grossa. Gli occhiali ingombrano in volto. I capelli sono lisci, pochi e in fuga verso la nuca. Più che parlare, borbotta".
E ancora: "Un altro incontro. 1999. Sono passati dieci anni dalla morte, precoce, di Sergio Leone. (
) L'incontro questa volta è con Carla, la moglie di Sergio, in uno studio televisivo per una intervista (
). Con Carla ci raccontiamo a vicenda la vita e la carriera di Sergio. Naturalmente, il compito che mi sono dato è soprattutto quello di ricavare con emozionata curiosità il massimo possibile dai ricordi di Carla. A poco a poco prende forma la figura che sta cuore a entrambi, che esce dal ritratto di un cinema inquieto che continua a inoltrarsi in un infinito viale del tramonto". Inizia così il viaggio realizzato da Moscati attraverso le suggestioni prodotte dalle immagini immortali create dall'amato regista, in un costante intrecciarsi di evocazione di sequenze celebri e altre meno note che consentono le contestualizzazioni biografiche e la descrizione di vicende produttive, ma anche la possibilità di un puntuale confronto con le pratiche cinematografiche (le tecniche di ripresa, i costumi, la direzione degli attori) all'interno delle quali si esprime il lavoro dell'artista. Umberto Mosca
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