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Sarò più radicale degli altri recensori e io non farò sconti. Questo libro non mi è piaciuto per niente. Tanto per iniziare il tono autoritario dell'autore è davvero irritante: pretende di dare lezioni a tutti. E poi qualcuno spieghi all'autore di questo libro che Mancuso è un credente, un teologo molto apprezzato e non un 'eretico'. Ma secondo la 'logica' dell'autore non c'è verità al di fuori della Chiesa Cattolica, no purtroppo non è una barzelletta, ma il filo conduttore di tutto il libro, ovviamente con queste premesse non è possibile intavolare nessun discorso serio. In risposta mi vengono solo in mente le belle parole di Luigi Tosti (collega dell'autore): «La prova inconfutabile dell'inesistenza di Dio è l'esistenza della Chiesa Cattolica». Poi è la volta di Augias (un signore vero), purtroppo anche lui preso a pesci in faccia con delle argomentazioni talmente deboli che non vale la pena neppure di ripetere, e che dire poi dell'attacco, a dir poco inconsistente, a Odifreddi (radicale certo, ma intellettualmente onesto)? Ma non è proprio Gesù che ha detto: «Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?».
ibro che recentemente mi ha preso il cuore e l'intelletto si intitola "Volti dell'ateismo" e sottotitolo "Mancuso, Augias e Odifreddi, alla ricerca della ragione perduta". Come è intuibile, il nostro si occupa di esaminare con rigore e senza alterigia alcuna, gli ultimi scritti dei tre moschettieri (così mi viene di chiamarli) e, pianin pianino, adagio con brio li smonta pezzo per pezzo, asserzione per asserzione, basandosi solo sul magistero e gli scritti ufficiali della Chiesa. Naturalmente i tre non sono da mettere sullo stesso piano. C'é, tra loro, chi si improvvisa conoscitore del cattolicesimo. C'è chi si impanca a vero e proprio teologo. Insomma, per tutti i (dis)gusti. Il loro minimo comun denominatore è che tutti e tre prendono nei confronti della religione che professiamo e delle sue verità acquisite delle vere e proprie sonore cantonate. Quando per ignoranza vera e propria, quando per malizia e calcolo commerciale. Sarà il Signore, che tutto conosce, a valutare le loro reali intenzioni. Il libro, comunque, è godibilissimo.
Ottimo libro e ben scritto. Alla portata anche di chi teologo non è (cioè quasi tutti noi). Merita una ampia diffusione. Per quanta le obiezioni dei lettori che gli assegnano un voto da stroncatura, sentito chi se ne intende più di me, posso dire: 1) Galileo. Più che altro bisogna ricordare - cosa che non è stato fatto nel libro perchè ovviamente non era possibile approfondire tutti gli aspetti - come la epistemologia contemporanea ( per es. Thomas Kuhn) giudichi più rispettoso dello statuto della Scienza moderna l'atteggiamento di Bellarmino che quello di Galileo: il primo insisteva infatti affinchè la tesi eliocentrica venisse proposta come una mera ipotesi, ancora bisognosa di verifica sperimentale ( cosa avvenuta decenni dopo Galileo ), mentre il secondo si ostinava a dichiararla la verità assoluta "prima" di quella verifica . Un serio scienziato contemporaneo non potrebbe mai giustificare, dal punto di vista metodologioco, la pretesa di Galileo. E' certo un paradossso, anche fastidioso per chi accetti a-criticamente l'unico Galileo oggi conosciuto dal grande pubblico, che è quello pevenutoci da Brecht: ma è un paradosso di cui bisogna prendere "laicamente" atto. 2) Rapporto teologia-filosofia. Le affermazioni critiche del Martufi non sorprendono, perchè sono la tipica espressione di chi intenda svalutare la ragione nei confronti della fede, nell'ottica di una reciproca, tendenziale incomunicabilità. Il fatto è che il Logos - come ci ha insegnato tutta la nostra tradizione occidentale e come non si stanca di ripetere Benedetto XVI - è una via di accesso privilegiata per la costruzione della fede : prova ne sia che la teologia medievale si è tutta costruita sulle solide impalcature concettuali della metafisica aristotelica . Del resto, basta conoscere un pizzico di storia per ricordare come già nei primi decenni del cristianesimo, i cristiani ( San Paolo in testa ) optarono per la razionalità di una fede motivata e compresa ( segue)
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