Ateismo

Non importa chi sia l'autore del libro e chi sia «M». Il romanzo vuole essere la storia del rapporto arte-vita, più che la storia di *una* vita (eppure ci sono pagine molto potenti: ad esempio, quella della visita medica, con la penetrazione nel corpo di chi non cresce). Il limite è nella funzione 'educativa', quindi; dal punto di vista dello stile, è un *tour de force* che confonde prosa e versificazione, e versifica la prosa. Ma è chiaro che l'intento è un altro: soffocare – e sociologicamente è giusto; spiritualmente no – la differenza tra maschio e femmina, tra prosa e poesia. La prosa è il luogo di uno scorticamento che aggredisce il lettore: e chi si occupa di ‘biologia’ delle forme artistiche aggiungerà anche questi dati al *dossier* sul mito dell’impossibilità di coniugare positivamente creatività e vita. Questo mito è un idolo, da analizzare per dissolverlo.

Macché prosa creativa, quella di Endrighi è farragine pura, in netto ritardo sui ritmi evolutivi. Un prosimetro (ché tale lo definisce -ma senza fare il termine, forse lo ignora?- il sempre più preoccupante Scrignòli nella presuntuosa e zoppicante nota editoriale)in ritardo su tutto e tutti. Libro insignificante.