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E' un vero peccato che i libri di Henri Lhote non siano molto conosciuti in Italia. Molti anni fa da adolescente ho letto un suo libro dedicato agli uomini blu in francese. Con tutte le difficoltà che ne nascono quando si legge in una lingua che si conosce poco o nulla. Fu un'esperienza illuminante. Quest'altro volume è un vero e proprio viaggio che si fa sul Tassili in compagnia del simpatico e ruvido Lhote. Scrittura semplice ed asciutta. La fantasia spazia lontano. Ma è anche un libro di storia, di archeologia, di antropologia. E' un libro di passione. C'è dentro l'Africa. L'edizione è molto bella. Avrei curato di più la parte iconografica perchè merita molto di più che semplice riproduzioni in bianco nero.
1986: l'aria frizzante di Djanet è il mio primo incontro con il Sahara. Ho avuto la fortuna di conoscere quest'ambiente senza la fretta di chi vi arriva in 4x4 dall'Italia senza il tempo di accostarsi, a piedi, alle meraviglie del Tassili. Questo volume è il resoconto della spedizione archeologica che Lhote affrontò negli anni '50 sull'alopiano desertico del Tassili. Di quella area che a me piace chiamare la "città delle rocce" Henry Lhote ci da una presentazione ottima e piacevole. Egli è stato inesauribile nello studio del Sahara, nel senso più largo del termine. Nei lunghi anni trascorsi in quei luoghi si è occupato con grande professionalità di moltissimi temi, fra i quali la flora specifica delle aree desertiche, il fiume Niger (navigato per inciso in kayak), le risorse minerarie degli stati saharo-saheliani, l'esporazione del Tenerè fino a Ciad e all'area Tubu, e svariati altri argomenti. I suoi maggiori contributi si riconoscono tuttavia nella più completa e complessa conoscenza del mondo Tuareg, accanto a quella della preistoria sahariana, estendendosi dalla strumentazione litica alla ceramica e ai monumenti preislamici, ma soprattutto all'arte rupestre del Tassili, dell'Hoggar, dell'Air, dello Djado e di tutte le regioni a essi limitrofe.
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