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Viene proposto un volume che è anzitutto storia documentata con ampie citazioni dalle fonti dei primi approcci scientifici alla selezione della razza umana avvenuti in iItalia. Il volume apre un varco alla scoperta di anticipazioni sorprendenti: bioetica, controllo delle nascite, il sogno della manipolazione genetica, l’eliminazione totale delle malattie ereditarie, il casellario sanitario nazionale, l’ingegneria della popolazione… Come oggi, già nel primo novecento l'Italia discute, si divide e si interroga su temi sorprendentemente "avveniristici". All'epoca appaiono scenari di un mondo solo immaginato, ma basterà meno di un secolo che le angosce del "possibile" diventino drammaticamente presenti e quasi familiari nella vita degli italiani. E nelle parole degli scienziati di un secolo fa le speranze e paure appaiono identiche, quasi modellate, sulle speranze e paure degli scienziati di oggi... Eugenica: cioè cura scientifica della razza – o meglio “della stirpe” – italiana. Eugenica: cioè fede nella possibilità di educare gli italiani alla procreazione consapevole di figli “sani e forti”. L'eugenetica italiana fu un fuoco di paglia? L’entusiasmo degli scienziati per la “cura della razza”, si accese velocemente, ma altrettanto rapidamente si spense nelle ceneri dei loro timori e delle loro cautele. L'eco dei buoni auspici e degli entusiasmi si spense presto di fronte alla totale immobilità delle istituzioni. Si parlò molto di eugenica e, sul piano delle realizzazioni pratiche, si fece pochissimo. Il volume di Ciceri è il tentativo di rispondere a questa domanda, ricostruendo i primi vent’anni dell’eugenetica italiana e cercando di chiarire i motivi del suo fallimento pratico, della sua ostinata prudenza. E’ un racconto che prende le mosse da alcuni studi di Cesare Lombroso per approdare - rileggendo anche alcuni interventi del dibattito neomalthusiano - al progetto mai realizzato di Certificato
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