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Ritorno a Memphis - Peter Taylor - copertina
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Ritorno a Memphis - Peter Taylor - copertina
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Descrizione


Al crepuscolo di una domenica di marzo, a New York, Phillip Carver riceve due telefonate nel giro di pochi minuti. Sono le sue due sorelle, due allegre e bizzarre signorine un po' in là con gli anni. Chiamano da Memphis, la città del Tennessee che lui ha lasciato vent'anni addietro. La notizia è sconcertante: il loro vecchio padre, il bell'avvocato ottantunenne George Carver è intenzionato a prendere in moglie una più giovane signora conosciuta da poco e di cui non si sa nulla. Betsy e Josephine, le due sorelle, gli chiedono di raggiungerle l'indomani a Memphis: il matrimonio è fissato per il giorno dopo. Phillip accoglie la notizia scoppiando in una risata, ma i ricordi tornano ad affiorare dolorosi.
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Dettagli

2006
1 gennaio 2006
239 p., Brossura
9788874200542

Valutazioni e recensioni

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Marilena
Recensioni: 1/5

Un libro di una noia mortale: questa lettura personalmente mi è sembrata una totale perdita di tempo. La trama è pressochè inesistente, vengono ripetute più volte le stesse vicende e dopo aver letto il finale mi sono ritrovata a chiedermi:"e quindi???". Forse non ho colto il significato intrinseco di questo racconto, ma di fatto secondo me la tecnica del racconto è davvero scadente.

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Vincent
Recensioni: 5/5

Ci sono libri che emanano un calore particolare, la cui lettura un (post)moderno Des Esseintes non mancherebbe di collocare nel contesto adeguato, fatto di compiaciute armonia e intimità. Se non fosse che andiamo incontro alla stagione estiva, verrebbe, allora, naturale suggerire di leggere Ritorno a Memphis seduti comodamente in poltrona davanti al caminetto acceso, in quelle rigide serate d’inverno che non invitano ad uscire di casa. Vincitore del premio Pulitzer nel 1987, il più famoso dei romanzi di Peter Taylor (1917-1994), gran cerimoniere dei rituali altoborghesi dell’America Sudista, narra le vicende della famiglia Carver, originaria di Nashville e trasferitasi negli anni trenta a Memphis per sfuggire ad una situazione imbarazzante. Punto di partenza è la duplice telefonata che il collezionista di libri rari Phillip Carver, installatosi a New York da oltre vent’anni, riceve dalle sorelle e con cui gli viene comunicata l’intenzione del padre, l’ottantunenne avvocato George Carver, di sposare una donna più giovane e di cui si sa poco o nulla. Le sorelle, due vivaci signore nubili e mature, chiedono a Phillip di tornare a Memphis prima che l’indomani si celebri il matrimonio. Dopo aver accolto la notizia con una risata, i ricordi prendono il sopravvento e Phillip rievoca il passato, la vita nel Tennessee e i rapporti controversi e dolorosi, i propri e quelli delle sorelle, con il padre, figura che si staglia grandiosa su ogni momento decisivo della storia familiare. L’analisi dei personaggi e del rapporto tra genitori e figli, le dinamiche familiari e l’ambientazione, inseriti nel quadro di una struttura narrativa pressoché perfetta, sono i punti di forza di un romanzo, in fondo, molto americano. (V.T.)

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Recensioni

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Voce della critica

Sarà banale, ma per parlare di questo romanzo, edito dal sempre lungimirante Giano, bisogna prima dire chi è Peter Taylor, autore sconosciuto ai più e la cui unica traduzione italiana resta quella di Gaetano Prampolini per L'antica foresta e altri racconti uscito nel 1992 per e/o.
Innanzitutto: quella di Peter Taylor è una biografia come tante, di sconcertante regolarità, che si rispecchia perfettamente in una carriera letteraria costante fatta di tre piéce, tre romanzi e sette raccolte di racconti: figlio dell'alta borghesia del Sud degli Stati Uniti, antenati illustri in campo politico e militare, studi brillanti e il surplus dell'amicizia con gente del calibro di Allen Tate, Randall Jarrell e soprattutto Robert Lowell (che gli dedicherà due poesie, Our Afterlife I e Our Afterlife II, nel suo ultimo libro Giorno per giorno). E poi il matrimonio con la poetessa Eleanor Ross, e infine l'attività accademica e i riconoscimenti culminati nel 1987 con il premio Pulitzer, proprio per Ritorno a Memphis. In questo panorama anche i suoi spostamenti dal Missouri alla Virginia, dall'Ohio al Tennessee, e la chiamata alle armi durante la Seconda guerra mondiale ci appaiono come eventi non traumatici, comunque aderenti alla sua immagine di uomo onesto e fedele ai propri principi.
Non stupisce quindi ritrovare lo stesso passo regolare nella sua prosa nitida, forse priva di salti o intermittenze ma che sa accedere senza traumi a una misura classica. Ben lontano dalla visceralità di Faulkner e dallo sguardo impietoso di una Flannery O'Connor, Taylor sembra essere dall'altro lato della barricata pur combattendo sullo stesso fronte. Il perenne conflitto fra tradizione e innovazione che anima ogni storia letteraria, e quella americana in particolare, sembra infatti concretarsi in modo esemplare nella cosiddetta "letteratura del Sud", la quale ha dovuto fare i conti con un altro problema fondamentale, e cioè quello delle radici. Ed è proprio questo nodo a increspare (più che incrinare) la limpida superficie della scrittura di Taylor, e a far sì che si debba confrontare innanzitutto con storie di famiglie, di rapporti tra padri e figli, tra fratello e sorella. Del resto proprio la famiglia costituisce da sempre uno dei punti di vista privilegiati per esprimere al meglio le contraddizioni in seno alle proprie origini e alle proprie radici.
Lo scrittore americano non si cimenta però con saghe familiari, epopee che prendono in considerazione le vicende di più generazioni, ma con storie minime e attraverso la forma della short-story. In questo senso indirizzato e consigliato fin dai tempi dell'università dal critico e poeta John Crowe Ransom, Taylor coltiverà l'arte del racconto – più o meno breve – per tutta la vita, diventandone uno degli autori più rappresentativi. E fin dal titolo tolstojano della sua terza raccolta datata 1959 (Happy Families are All Alike) Taylor sembra avvertirci che certi nodi prima o poi vengono al pettine. Succede così al protagonista di Ritorno a Memphis, Philip Carver, antiquario con una sua vita a New York, alle prese con un padre ultraottantenne che decide di sposare una donna molto più giovane di cui si sa poco o nulla.
Una storia apparentemente salace che nasconde invece la ragnatela emotiva che lega Philip al suo passato e alla sua famiglia, a partire dal padre, uomo d'affari tutto d'un pezzo e armato di sani principi, ma fondamentalmente egoista, in grado di orchestrare i destini della famiglia secondo i propri disegni. Rappresentante degli ideali del vecchio Sud, George Carver resta una figura pervasiva e ambigua, anche prima delle sue tardive frequentazioni di night e sale da ballo di dubbio gusto, con un look impeccabile e probabilmente qualche rimpianto di troppo. Non è un caso che Georgie, il figlio più giovane che, unico, aveva sfidato il volere del padre perda la vita in guerra, e che le sorelle Betsy e Jospehine – due zitelle così similari da risultare del tutto interscambiabili – più che salvaguardare la propria eredità cerchino di vendicarsi del padre nel suo momento di maggior debolezza. Così come non è un caso che molte delle pagine migliori le si ritrovino qui, nella sofferta e acuta analisi che Peter/Philip fa sul suo rapporto con il padre, con le tradizioni e le convenzioni sociali, con il senso di colpa di vivere una vita privilegiata proprio negli anni della Grande depressione.
Ritorno a Memphis diventa così una lucida (ma anche ironica) discesa negli inferi nelle contraddizioni di una famiglia e di un modo ormai sorpassato di vedere le cose. Taylor, pur nella rivisitazione un po' nostalgica di un tempo ormai andato, e pur attribuendo alla memoria un ruolo quasi taumaturgico, lascia sempre una porta aperta a quello che può riservare il futuro. Philip Carver riuscirà così a perdonare il padre (e forse anche un po' sé stesso), smetterà di pensare ai maneggi delle sorelle e alle vecchie storie di Memphis, continuerà a vivere a New York con la sua compagna Holly, aspettando serenamente che anche la sua storia arrivi al capolinea.
Su tutto resta senz'altro il valore squisitamente letterario di un'opera che, per stessa ammissione del suo autore, fu pensata come un racconto ma che poi prese vita propria, per le troppe cose che c'erano ancora da dire, quasi Taylor presentisse una morte che sarebbe arrivata di lì a pochi anni. La voce confidenziale e saggia che si "ascolta" per tutto il romanzo è la voce di uno che ha imparato a narrare, prima ancora che sui libri, ascoltando le storie sulla sua famiglia dalla viva voce del nonno, e verrebbe da dire di tutto un mondo, quello del Sud, in cui ogni fatto sembra materia per un racconto o nascondere un aneddoto esemplare. Poi spetta a ognuno ricominciare a dire, a scrivere, a proporre una linea interpretativa. Come ebbe a dire lo stesso Taylor in un'intervista: "La mia teoria è che se fin da piccolo tu ascolti la gente parlare, e questa gente non fa che raccontare storie, senti che questo storie devono significare qualcosa. Così, davvero, scrivere diventa un tentativo di capire cosa queste storie vogliano dire. … La storia che scrivi tu è un'interpretazione. La gente racconta le stesse storie ancora e ancora, con le stesse parole e gli stessi particolari, e non credo gli passi per la testa cosa significhi. E invece un significato c'è, e sono sicuro che questo mi abbia influenzato molto".
  Roberto Canella

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