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«All’altezza di Capaci, l’inferno. Un boato, un cratere che si apre, la nostra blindata che vola in aria e ricade sulle macerie. Io ero al volante, accanto a me Paolo Capuzza e dietro Angelo Corbo. Il fumo era altissimo, le altre blindate erano come scomparse. Siamo feriti, storditi, vediamo l’autoblindata del giudice Falcone con il muso sotto un cumulo di terra e cemento, l’altra blindata che precedeva Falcone dove c’erano gli altri tre colleghi, Antonino Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani era come scomparsa, non si vedeva, era dall’altra parte dell’autostrada. Erano tutti morti». Gaspare Cervello agente di Giovanni Falcone «Via D’Amelio era simile a una zona di guerra. Decine di poliziotti, di carabinieri, di vigili del fuoco che spegnevano le ultime fiamme e poi una vera e propria via crucis di familiari, di colleghi, di amici, di Borsellino e degli uomini della sua scorta. Scene di morte e di disperazione. Anche noi che da anni seguivamo le cronache giudiziarie e che avevamo assistito all’ultimo dibattito pubblico di Paolo Borsellino alla Biblioteca comunale di Palermo, nel quale aveva “annunciato” la sua morte, eravamo senza fiato, in quel momento non pensammo al nostro mestiere di giornalisti. Piangevamo anche noi». Francesco Viviano e Alessandra Ziniti Sono trascorsi vent’anni dalle stragi compiute per uccidere i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nelle quali hanno perso la vita Francesca Morvillo e gli agenti delle scorte: Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. La memoria collettiva di quei giorni di sangue, sui quali ancora si deve fare piena luce, è ormai affievolita dal trascorrere degli anni. Questo volume mostra una selezione delle immagini utilizzate dalla Procura di Caltanissetta per le indagini. È una raccolta inedita, che rende conto del lavoro svolto dai pubblici ministeri, ma soprattutto mostra gli effetti dell’inumana violenza distruttiva dei due attentati e riporta alla memoria lo sconcerto, lo sdegno, il senso di profonda ingiustizia di quei due mesi cruciali per il destino dell’Italia.
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