Giovanni Gentile. Il pensiero dell'Italia

G. pur essendo un filosofo rilevantissimo del 900 sembra essere stato rimosso, nonostante sue profonde interessenze col pensiero marxista, di Heidegger, Bergson,influenzando Gramsci. Sono nuove le sue categorie.Il pensiero è l’azione, e l’azione non è altro che pensiero. L’atto puro aristotelico non più inteso metafisicamente come mente divina ma fenomenologicamente per dire l’immanenza della coscienza umana. Bravissimo Masullo: lo spirito non è solo azione per G. ma presenza. Il pensiero è il darsi, l’esser presente di qualcosa: dove trova il suo senso se non in questo esser presenti? Quindi riconoscimento che coscienza e pensiero coincidono, nel problema del tempo e dell’altro: se atto di pensiero è vita, allora il senso che io vivo cioè tutto (mondo, storia, passato futuro) si condensa nel mio attuale momento di coscienza, è il presente dell’assoluta presenza: attualità non attività. Attualità che inghiotte ogni cosa essendo assoluta. Ogni atto di vita è assoluto. Il tutto è in ogni punto,ogni pensiero è filosofia, vita (tragicità). Ma rischio: dissoluzione dell’empirico nell’universale e viceversa. Veneziani; filosofo delle comunità e della Tradizione. Per Cacciari:la costruzione teoretico-spirituale di G. nulla aveva a che fare col fascismo come prassi, nell’istante si decide risolutamente: idea dell’assoluta responsabilità vd. Heidegger. Vitiello: G. pone in modo nuovo rapporto l’atto del pensare. Filosofia della prassi è totalmente una filosofia dell’atto, scoprendo il sentimento. Del Noce: è filosofo delle conseguenze ultime. Una linea oltre la quale non si può andare che ha portato l’dealismo nella sua versione moderna fino alle conseguenze estreme. Sviluppo del giobertismo come la vera parola dell’autentico modernismo: si può dire che G. sia il filosofo ignoto e disconosciuto del modernismo. Volumetto che va letto senza pregiudizi da chi cerca di capire la storia e il pensiero nella ricerca delle radici anche del pensiero italiano del 900 e contemporaneo.