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poche pagine ma piene di potere, ogni singola parola è forza estrema.
Due piccoli capolavori dell'autrice che non conoscevo, poesie sapienti con una sensibilità tanto rara
Un'alta prova letteraria,questa della poetessa umbra Patrizia Cavalli,che in un libriccino offerto dall'editore Nottetempo al risibile prezzo di euro 3, propone due poemetti ironici e risentiti,acuti e intelligenti,amari e appassionati. Il secondo,"L'angelo labiale", è una sorta di divertissement giocato sul contrasto non solo fisico,ma anche etico, che contrappone il rumore (l'insulto,la sopraffazione)alla discrezione e alla gentilezza del silenzio, per concludersi con una spiritosa e svagata elegia pseudo-amorosa. Ma più particolare ancora,più spavaldamente dissacrante e pungente è la prima composizione,un omaggio in versi all'idea obsoleta,retorica,vituperata e decaduta di "patria". "Ostile e spersa/stranita..braccata ..tentata..sbattuta../eccomi qui obbligata a pensare alla patria".E come si può,oggi,con quali abusate metafore,cantare la propria nazione,di cui magari ci si vergogna anche,che si vorrebbe diversa,più nobile e orgogliosa di sé? Con le immagini femminili di cui si servivano i poeti antichi,imponente matrona bardata di pepli e corone? Patrizia Cavalli elenca una serie di figure tradizionali,sbeffeggiandole in controcanto: la madre "calma e abbondante","la stanca vedova in affanno" che vizia una prole stupida e egoista,la "donna giovane,ma austera"-casta e asessuata-, la cortigiana "scostumata",la pazza ubriacona in estasi intellettuale da megalomane. No: non sembrano essere queste le rappresentazioni più convincenti per la poetessa. "Beh,io alla fine di questa tiritera/..volenterosa mi ritrovo priva/di una qualunque intera,definita/figura della patria". Meglio cercare tra le cose quotidiane,affidarsi ai sensi,agli impulsi,alle nostalgie,agli odori delle botteghe e dei mercati,alla vista di lavori artigianali o di sfaccendati "assistenti del niente" ciondolanti davanti ai bar. Meglio cercare la propria patria nell'aria,nei "giorni santi,stupefatti",nella luce di un "trasparente cielo fino di batista". "Io allora/basta così, ringrazio".
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