L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
“Il meticciato non è avvenuto”. Una storia che è un viaggio alla ricerca del punto di partenza, della chiusura, meglio sutura di una ferita circolare che ha ancora i bordi separati e pullula nella notte di un sangue infertile e misterioso. Non è lo scontro fra culture che delinea i personaggi, bensì l’algido muoversi di un’Europa verso il cuore pulsante di un’Africa che, in questo caso, non ha cuore e se ce l’ha, non ha voluto riconoscerlo. Questo si può definire “l’intenso dramma del disconoscimento”, il pavido gioco di sotterranee radici che non s’intrecciano per paura di dare vita ad alberi infruttuosi. È l’eterna storia dell’alibi vista come coerenza e dovere, quando all’interno si cela il putrido esalar della morte che condanna la vita in quanto sua antitesi. Per questo, al di là di ogni tentativo di razionalità, il testo si regge sulle emozioni nascoste, meglio segrete, come uno stagno che celi un suo dramma speculare e mostri solo la faccia di chi vi si riflette come l’unica realtà possibile. Così nell’opera di Serena Stefani, il PROGETTO che rimane indefinito, può dare adito ad ogni tipo di disegno articolato. Ma dietro al PROGETTO (che a me fa piacere pensare come a una città: gioco per bambini bianchi e neri, piccole zebre allegre), si nasconde non la vendetta ma la rivincita, la rivalsa, parole che entrambe esordiscono con una sillaba: Ri, legata anche a ripetizione intesa come replica. La doppiezza del gioco che non è ambiguità diviene assunzione di ruoli opposti. Ed è il pensiero magico, il filtro forse di sangue, un gesto estremo di contaminazione che rende possibile “il meticciato”, la fusione fra due culture più che fra due etnie. Rimaniamo perciò fermi alla STREGA, alla sua metafora della Vita in Sé, cupo sortilegio di un destino che sovrasta il mondo e lo stravolge fino a trasformare il dolore terribile della perdita, la morte perpetuata vissuta dalla protagonista, in una possibilità di catarsi, di rigenerazione affidata più che al disincanto all’incanto/incantesimo.
[...] Penso che la Stefani, con la sua consueta abilità linguistica, riesca a delineare, in poche pagine, un’opera teatrale degna di nota e direi soprattutto di rappresentazione, ed è ciò che auspico. I dialoghi, costruiti in modo intelligente e con abilità realistica, scorrono agevolmente e con pathos verso il centro della vicenda, il lettore rimane preso dai giochi sentimentali che si instaurano tra i personaggi principali della rappresentazione, giochi che non sono però puramente di cuore, ma anche, e forse soprattutto, psicologici, ed è proprio questo secondo aspetto a rendere l’opera interessante e a non farla cadere nel rischio di uno sdolcinato dialogare tra esseri. Il libro è imbevuto di una tragica relazione di dipendenza dell’Africa verso l’Europa. Una terra di investimenti ma nella sostanza imprendibile, un continente potente, la cui natura spirituale riesce ad attirare e ad assorbire, riportando ad una sorta di essenzialità d’esistenza, una terra da sempre sfruttata ma indomabile.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore