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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2012
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Sto leggendo a ritroso i romanzi di Paoli, dopo che per anni ho letto solo thriller e noir "esteri" e ho deciso che che volevo capire se in Italia esiste qualcuno in grado di scrivere bene, al di là dei soliti noti di successo. Beh, Paoli promette bene, devo dire. In questo romanzo del 2010, un tema ostico (la finanza, le aziende, i bilanci) trattato con competenza e buon ritmo. Niente a che vedere con il successivo "Niente, tranne la pioggia", conil quale Paoli ha fatto un salto di qualità che editori come Sellerio o Fazi dovrebbero tener d'occhio, però in questo romanzo merita ampiamente la sufficienza. Devo dire che "Ladro di sogni" l'ho trovato più ruspante ma migliore, più spontaneo, mentre qua la faccenda sembra un po' troppo costruita. Come detto, in "Niente, tranne la pioggia" Paoli ha trovato l'equilibrio che stava cercando. Tenetelo d'occhio.
Ci ho pensato su parecchio, prima di commentare. Volevo avere ben chiari pregi e difetti, separandoli dal mio personale sentire riguardo l'argomento. I romanzi che parlano di banche, finanza, aziende infatti mi annoiano parecchio, per ovvie ragioni: trattano argomenti che rappresentano il mio lavoro quotidiano. Lavoro che mi piace pochissimo e al quale mi sento condannata. Quindi leggere di budget, business plan, stock option eccetera ... insomma l'autore poveretto parte svantaggiato rispetto a chi mi parla di magistrati o medicina. Adesso credo di aver preso distanza dal problema. Le pagine migliori di questo romanzo sono comunque quelle che si svolgono lontano dalle stanze del potere. L'incipit - che descrive benissimo una convention - gli eccessi sessuali dei manager, scritti senza compiacimenti, e le scene di violenza massima. Qui l'autore davvero ha centrato l'obbiettivo. Dove non mi trovo è in una certa "confusione". La trama è molto complessa, forse troppo, e soprattutto sono troppi i personaggi, alcuni dei quali alla fine sono soltanto dei nomi. A seguirli tutti, come fa l'autore, vedendo le cose dal loro punto di vista, finisce che si assottiglia lo spazio per coloro che fanno la trama. Si assottiglia lo spazio anche per il vice commissario Marini, che alla fine risulta un po' sperduto lì in mezzo. Lo avevo già notato in Ladro di sogni. Io credo che bisogna fare delle scelte, e lasciar perdere qualche ramo collaterale della storia in favore di una più solida presa sul filone principale. Niente che un buon editor non sistemerebbe in quattro colpi di forbice.
questo secondo libro(anche se in realtà è un prequel) a mio avviso è più completo perchè i protagonisti acquistano maggiori sfumature e la trama è molto ben congegnata...
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