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2006. Copertina editoriale in brossura pieghevole. 287 p.; Ill.; 22 cm TD.1 . 287. . Molto buono (Very Good). . . .
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La più bella ed interessante biografia di Darwin che abbia mai letto. Pur indirizzata ad un vasto pubblico, spiega concetti e accadimenti della vita di Darwin in maniera esaustiva e rigorosa, che aiutano a comprendere nei particolari l'evoluzione del suo pensiero negli anni. Consigliatissimo.
Recensioni
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Nella terra del creazionismo può succedere che mezzo milione di persone corrano a visitare una mostra dedicata a Charles Darwin. È accaduto a New York, all'American Museum of Natural History in Central Park West, dove Niles Eldredge, responsabile della divisione Invertebrati ed esperto mondiale di trilobiti e biodiversità, ha curato nei mesi scorsi una vasta esposizione di reperti e di ricostruzioni dedicata al padre della teoria dell'evoluzione, compreso il rifacimento fedele dello studio dove il naturalista inglese lavorava e scriveva nella casa di Down, nel Kent. La mostra ha lasciato New York nell'agosto 2006, sta ora girando in un tour nordamericano e approderà in Inghilterra per il 2009, anno del bicentenario della nascita di Darwin. Esce adesso, prontamente tradotto in edizione italiana da Codice, il libro che Eldredge ha tratto da questa esperienza e che in qualche modo accompagna il lettore in una visita virtuale alla mostra.
Fin dalle prime pagine percepiamo che si tratta di un vero e proprio atto d'amore per il fondatore, scritto da colui che insieme a Stephen J. Gould ha sofferto non poco per il tentativo creazionista di confondere qualsiasi loro tentativo di aggiornare il darwinismo con una sua presunta confutazione. Siamo dunque confortati dal fatto che qui il teorico degli "equilibri punteggiati" e l'oppositore storico dell'"ultradarwinismo" non vorrà certamente trasformare Darwin in un'icona o in un dogma infallibile. Ne deriva invece una biografia appassionata e coinvolgente, di agile ma intensa lettura, scritta con particolare freschezza, capace di farci cogliere il significato culturale della rivoluzione darwiniana e della sua laicizzazione del mondo vivente, ma soprattutto i motivi per cui la spiegazione darwiniana è ancora corretta rispetto alle conoscenze scientifiche attuali. Correda il testo una ricca galleria di immagini a colori, ricavate dalla mostra, che ritagliano la vita di Darwin dall'ambiente familiare al viaggio per mare, dai primi appunti alle meticolose raccolte naturalistiche, dalle celebri coperte delle opere maggiori fino agli scorci della vecchiaia in campagna, all'oceanica corrispondenza epistolare, alla platea degli allievi e dei contestatori.
Eldredge mostra luci e ombre della personalità darwiniana, la trasparenza intellettuale, la vita abitudinaria quasi ossessiva, le oscillazioni fra il coraggio giovanile sfrontato e la timorosa consapevolezza del "delitto" che prima o poi sarebbe stato costretto a confessare: quello di aver scoperto una spiegazione della trasformazione delle specie che non aveva più alcun bisogno di atti di creazione divina né di provvidenze o "disegni intelligenti". Ciò che però rende questo libro unico, e qualcosa in più rispetto all'ennesima biografia divulgativa del grande scienziato, è la parte dedicata a una fase specifica della parabola intellettuale darwiniana, quella che si consuma fra il 1836 e il 1842, fra il ritorno del Beagle in patria e la stesura del primo abbozzo della teoria dell'evoluzione per selezione naturale. In quegli anni il giovane naturalista inglese intraprende un viaggio intellettuale non meno travolgente e interessante della circumnavigazione del globo. Comincia a compilare una serie di taccuini che rimarranno poi chiusi nei suoi cassetti fino a decenni dopo la morte: si tratta del famoso Red Notebook e dei cinque Taccuini della Trasmutazione, cui Darwin affiancherà in seguito i due "taccuini metafisici" dove raccoglierà le sue considerazioni di carattere più filosofico.
Eldredge da tempo lavora a stretto contatto con i curatori dell'edizione critica inglese dei taccuini, come David Kohn, e nel libro spiega con chiarezza i primi risultati del suo scavo in questi marginalia darwiniani ingiustamente poco valorizzati finora. Scopriamo così che in quei fogli si nascondeva il racconto avvincente della nascita di un'idea che cambierà irreversibilmente il modo di pensare alla natura. È quasi un sogno per chi sia interessato alle logiche e ai sentieri contorti che si nascondono dietro le scoperte scientifiche. Il diario darwiniano svela i tentennamenti, le retromarce, le improvvise intuizioni, le connessioni rivelatrici fra "pattern" fino ad allora rimasti separati nella sua mente, il crogiolo geologico in cui nasce la teoria, le letture contingenti che lo portano infine, nel 1838, alla struttura concettuale dell'idea di selezione naturale.
Il paleontologo newyorkese, con maliziosa partigianeria, viene attratto da un aspetto inedito dei taccuini. Vi si scopre, infatti, che sorprendentemente Darwin agli albori aveva accarezzato l'ipotesi di un'evoluzione delle specie non graduale, ma per salti, e che aveva ben colto l'importanza dell'isolamento geografico e della concezione biologica delle specie, intese come comunità riproduttivamente chiuse e tendenzialmente stabili. Tutti elementi che poi il naturalista maturo sarà costretto a sottovalutare per dare rilievo alla spiegazione gradualista introdotta dal meccanismo della selezione naturale cumulativa, ma che si riveleranno fondamentali nella seconda metà del Novecento per comprendere le testimonianze fossili della storia naturale su larga scala.
Un primo Darwin, insomma, più attento agli schemi empirici reali offertigli dalle osservazioni sul campo, che lascia poi il posto a un secondo Darwin più affezionato alla coerenza teorica e alla validità generale della legge da lui individuata, a scapito della paleontologia e delle sue "pagine lacunose". Viene così corroborata una chiave di lettura molto cara a Stephen J. Gould e cioè che, a ben guardare, nell'opera di Darwin si possono ritrovare tutte le sfaccettature necessarie per superare il "darwinismo stereotipato" dei primi genetisti di popolazione novecenteschi e per convergere verso quel "pluralismo darwiniano" che un po' paradossalmente potrebbe essere non soltanto il passato, ma anche il futuro, della teoria dell'evoluzione.
Telmo Pievani
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