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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2007
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non è un libro femminista, tutt'altro: per kraus la donna è il sensuale contrapposto al razionale dell'uomo. però è senza dubbio un libro interessante perché, seppure per fini che possiamo non condividere (la ricollocazione della donna nell’ambito della natura, non in quello del pensiero riservato all’uomo), cerca di scardinare una certa ipocrita morale borghese, che ammanta di moralità la strumentalizzazione della donna per fini economici. l’attacco alla morale borghese è portato anche sul fronte dell’omosessualità, che per kraus rientra tra le scelte di vita privata, che non dovrebbero essere oggetto di esame o censura da parte della società. il linguaggio è quello consueto di kraus: per negazioni, aforismi e battute fulminee e corrosive. veramente interessante e ottimamente costruita e scritta l’introduzione di irene fantappié.
Recensioni
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Gusto del paradosso e spirito di contraddizione caratterizzano lo stile di Karl Kraus (1874-1936), grande scrittore satirico, giornalista, poeta e drammaturgo, di cui la raccolta ci offre alcuni efficaci esempi relativamente alla cosiddetta questione femminile. Negli anni in cui scrive e dirige la sua rivista "Die Fackel", ovvero, a partire dal 1899, per trentasette anni, Kraus combatte un'incessante battaglia contro il giornalismo contemporaneo in quella Vienna che rappresenta un osservatorio privilegiato da cui guardare e giudicare il mondo. In particolare, nei testi scelti per questa edizione italiana, nelle vesti di eversore sessuale che sostiene le ragioni della libertà sessuale contro ogni censura, Kraus presenta le donne come le prime vittime della morale borghese (suo principale obiettivo polemico perché essa stessa generatrice di criminalità), donne che però per lui sono pura sessualità, natura, "le persone migliori con cui si parla di meno", delle quali esalta in fondo un'aberrante diversità. Di una società retta da una doppia morale che priva le donne di ogni diritto, le mercifica nelle trattative matrimoniali, Kraus ci offre così la diagnosi più spietata e dissacrante, che non risparmia nessuno, pur nella partecipazione empatica al destino delle vittime. Capace di usare le parole altrui, le citazioni, oltre ogni possibilità, mostrandone i messaggi occultati sotto la coltre di superficialità e di menzogna (si veda qui il brano Madri), Kraus si fa portatore, contro l'opinione comune, di una verità mai convenzionale, con un rigore e una consequenzialità che non conoscono compromessi. Laddove però le tesi in si trasformano in provocazioni tout court, il furore sentenziale finisce per compiacersi dei propri giochi retorici, che fanno sconfinare l'aforisma nel paradosso, come ci dimostra già l'aforisma del titolo, per esprimere nella forma più provocatoria proprio ciò che il suo autore ritiene più vero, confidando solo nella capacità inesauribile del linguaggio di rivelare il pensiero e dargli forma. "Parecchi pensieri che ho e che non potrei riassumere in parole li ho attinti dal linguaggio", recita un aforisma-paradosso dei suoi Detti e contraddetti. Lucia Perrone Capano
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