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Anno edizione: 2022
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Favola nera. Racconto allegorico. Stile surreale. Tutto vero, ma la lettura dopo un po' l'ho avvertita pastosa e sempre meno intrigante. Un librino da leggere in un pomeriggio. Che lascia solo una sottile sensazione di freddo.
È una favola nera, ambientata in un mondo in cui gli umani convivono il crudele dio creatore Febbraio. Vessati da un lunghissimo inverno, oltre che dalle privazioni imposte da Febbraio, gli uomini decidono di ribellarsi, facendogli letteralmente la guerra con ogni mezzo possibile. La storia è raccontata dal punto di vista di vari personaggi, che si alternano nel proseguire della narrazione, l'autore fa un po' il furbetto, giocando con le parole per creare illusioni su ruoli e identità. Ci sono temi anche interessanti, per esempio a mio avviso c'è un richiamo al mito di Ade e Persefone (la moglie di Febbraio ha un ruolo determinante nella storia) e al Logos come forza creatrice primigenia, ma anche una simbologia della dualità luce/buio piuttosto scontata. Ho letto che l'autore soffre di depressione stagionale, ho immaginato che scrivere questo libro in cui l'umanità cerca con tutta le sue forza di uscire dalla brutta stagione sia stato catartico per lui, ma devo ammettere che il libro non mi ha coinvolto emotivamente, mi è sembrato al più un buon prodotto da scuola di scrittura creativa.
Libretto che si legge in un pomeriggio, ma che non lascia molto dietro di sé. La storia non è congeniata bene, troppe metafore e troppo ermetismo che insieme fanno sorgere quasi subito il sospetto che l'autore in fondo non abbia molto da dire e cerchi solo di creare immagini di effetto che facciano presa sul lettore. Non condivido neanche le scelte editoriali sull'impaginazione del testo che sembra fatta solo per colpire l'occhio ma di fatto non aggiunge nulla, anzi acuisce la sensazione che ci sia di fondo qualcosa di molto vacuo in ciò che si sta leggendo, poiché un testo valido per essere apprezzato non necessita di questi inutili "abbellimenti". Do due stelle perché di fondo voglio premiare la volontà dell'autore di creare qualcosa di originale, ma onestamente non credo che sia un tentativo riuscito.
Recensioni
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Gli abitanti di una città dichiarano guerra al mese di febbraio. Il mese più freddo dell'anno ha decretato che tutto debba essere ricoperto da una coltre di neve; ogni luce è bandita, nessun volo è più possibile. Aerei, aquiloni, mongolfiere, tutto viene distrutto: gli abitanti della città non ci pensino neanche, a levarsi in alto. Solo sulle braccia della bambina Bianca restano dipinti degli aquiloni, e quando all'improvviso lei sparisce la tristezza della città diventa così pervasiva e insopportabile che gli abitanti, Thaddeus Lowe, padre di Bianca in testa, decidono di dichiarare guerra a febbraio ("Quanto durerà febbraio, chiese Bianca, allungando le mani verso sua madre che le stava soffiando sulle braccia. Non ne ho proprio idea, disse Thaddeus, guardando la neve cadere fuori dalla finestra della cucina").
Io sono febbraio. Storia dell'inverno che non voleva finire mai, opera prima del trentenne americano Shane Jones, è uno strano oggetto ("a whimsical stuff", lo definisce lo scrittore) a metà strada tra la favola nera e la prosa poetica (Jones viene dalla poesia, e gli episodi del libro di lunghezze diverse, ma mai più lunghi delle due cartelle sono stati concepiti come poesie con un respiro narrativo, e con la stessa cura formale che normalmente si riserva alla poesia). Doveva essere un romanzo, nelle intenzioni dell'autore: ne è venuto fuori un insieme di quadri fortemente visivi, allegorici e stralunati che con grazia leggera adombrano la sofferenza di quando ci si trova immersi in una condizione di assenza di sé: di assenza di piacere, come quando il sole non vuole più tornare sulla terra, appunto. Curioso che febbraio, il primo a soffrire del gelo che produce, sia anche una sorta di deus ex machina scrivente che sparge rotoli di pergamena per rendere nota la propria volontà, ovvero per rendere reale il triste mondo che ha in mente. È come se, in questa piccola favola del desiderio di calore, fosse proprio la scrittura a fare e disfare il mondo; il mondo reale rende infelice il creatore-scrittore (non a caso Jones rende omaggio a maestri del fantastico e della creazione di libri-mondo come Borges e Calvino) e lui ne crea un altro che è libero di danneggiare o di beneficare e da cui i suoi personaggi entrano ed escono, decidendo magari di vendicarsi oltrepassando i due buchi nel cielo che li separano da febbraio.
Sorregge il libro l'idea che la fantasia (e la volontà) possano sconfiggere il buio; la convinzione che a volte cambiare la propria quotidianità è possibile, oltre che necessario; basta lottare con tutte le proprie forze. Sarà davvero così? Riuscirà il Piano Bellico dei bambini che si sono rintanati sottoterra per sfuggire a febbraio che li vuole morti a centrare l'obiettivo? Riuscirà la ragazza che sapeva di miele e di fumo a vendicare i torti fatti alla città? Bianca riuscirà a ritrovare il padre? La risposta, come spesso accade, è nella nostra mente.
Marilena Renda
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