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Le stanze dei figli - Edna O'Brien - copertina
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Le stanze dei figli - Edna O'Brien - copertina
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Descrizione


E' la storia della vita di una donna, ambientata in Irlanda, a Londra, in Italia e in altre parti del mondo, attraverso più di quarant'anni. E' soprattutto la storia del rapporto difficile, intenso, doloroso e sublime tra questa donna e i suoi due figli dai caratteri e dai destini diversi. Attraverso le vicende storiche e private della seconda metà del nostro secolo, il romanzo mette a fuoco la bellezza e la tragicità del rapporto madre-figli.
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Dettagli

E/O
1994
Tascabile
1 agosto 1994
320 p.
9788876412264

Valutazioni e recensioni

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ilaria
Recensioni: 4/5

ho letto la trilogia dell'autrice di cui le stanze dei figli e' l'ultimo romanzo.Il primo ragazza di campagna, narra la desolata vita della protagonista, in un paesino di campagna irlandese tra pregiudizi e ignoranza.Il seguito ragazze dagli occhi verdi riprende la storia della protagonista e dell'amica che hanno lasciato il nido per studiare, lavorare e crescere,e' il romanzo di emancipazione.L'ultimo e' l'epilogo delle loro vite. Srittrice esemplare un classico della letteratura nordica.Vale la pena di leggere l'intera trilogia

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Voce della critica


recensione di d'Erme, E., L'Indice 1993, n. 7
(recensione pubblicata per l'edizione del 1993)

Da tempo si parla di una rinascita della letteratura irlandese e non appare fuori luogo l'utilizzo del termine "esplosione", usato dallo scrittore dublinese Dermot Bolger nella sua introduzione al "Book of Irish Contemporary Fiction* pubblicato di recente dalla casa editrice Picador. L'antologia propone una selezione di 46 autori, alcuni dei quali giovanissimi, come Roddy Doyle ("The Commitments"), Colm T¢ibin ("The South") e lo stesso Bolger ("The Journey Home"), protagonisti di un fenomeno letterario iniziato negli anni sessanta e che va assumendo dimensioni sempre più originali. Il 'new deal' si fa partire dal 1956, anno in cui John McGahern scrive il romanzo "The Dark", la storia di un ambiguo rapporto tra un vedovo e il figlio adolescente sullo sfondo dell'Irlanda rurale, che verrà messo al bando nel 1966.
Pochi anni dopo, nel 1960, Edna O'Brien scrive il suo primo romanzo: "The Country Girls". Un racconto che, a una lettura superficiale, sembra racchiudere i soliti elementi classici del romanzo breve irlandese: l'ambientazione rurale, la grettezza dell'educazione cattolica, la morbosità dei rapporti sessuali e la rituale fuga finale in Inghilterra. "The Country Girls", che sembra oggi un romanzo quasi innocente, seguì lo stesso destino di "The Dark" e fu messo all'indice dal governo di Dublino, come gli altri due romanzi che ne compongono la trilogia: "Girl with Green Eyes" (1962) e "Girls in their Married Bliss" (1964), dove Edna O'Brien rompe l'ultimo dei tabù nazionali e lascia sterilizzare la protagonista in una clinica londinese. Una provocatoria opera di dissacrazione che, una volta iniziata, l'autrice porterà avanti con coerenza fino ai nostri giorni. Esemplare è il romanzo del 1972, "Night" (di prossima pubblicazione nelle edizioni e/o), da molti ritenuto uno dei suoi lavori migliori: la protagonista, Mary Hooligan (e il nome è già un programma) ha rotto i legami con la patria e la famiglia, ha abbandonato l'Irlanda e ha rifiutato i ruoli tradizionali di moglie, madre, figlia, come ogni altra forma di ortodossia femminile. Mary Hooligan vive ai margini delle altrui esistenze, si accampa in appartamenti di conoscenti, sperimenta il sesso. Ciononostante non riesce a trovare un vero amore e, nel suo esilio autoimposto, è sostanzialmente infelice. Alla ricerca di sé tenta di ricucire i legami con il suo passato, con i ricordi, di accettarsi figlia e madre. Una tematica che - con sottili variazioni - Edna O'Brien non ha mai abbandonato, come conferma il suo ultimo romanzo "Time and Tide" (1992) appena pubblicato dalla e/o con il titolo "Le stanze dei figli". Nell, la protagonista, lavora per una casa editrice: nei manoscritti delle aspiranti scrittrici che deve esaminare cerca invano quello che ritiene un elemento essenziale per un buon romanzo: "the sacred breath of otherness", il sacro respiro del distacco, la necessaria distanza tra autore e vicenda narrata. È una palese dichiarazione d'intenti dell'autrice, cosciente che solo questo "distacco" le permetterà di narrare la vertigine di sofferenze che aspettano la sua eroina, senza mai cadere nel patetico, nel sentimentalismo o addirittura nel ridicolo. Ne risulta una nuova sfaccettatura del complesso mosaico di figure femminili che caratterizzano la sua opera narrativa, dal citato fulminante successo di "The Country Girls" fino all'ultima raccolta di racconti brevi "Lantern Slides" (1990). Come Kate e Baba della trilogia, anche Nell è una donna alla disperata ricerca di una felicità che la sorte sembra volerle precludere ad ogni costo.
La determinazione ad emanciparsi dai torbidi legami familiari, dalle imposizioni religiose e da un ottuso nazionalismo, si trasforma per le protagoniste dei romanzi della O'Brien in una sorta di peccato originale che saranno costrette a scontare per il resto della loro esistenza. La pena si presenta sotto la forma di una "strutturale" incapacità di stabilire rapporti con l'altro sesso e - più in generale - con la società. Il volontario esilio dalla patria: la "Mother Ireland" che non sembra essere mai stata in grado di garantire ai suoi figli libertà e tolleranza, determina quindi una irreparabile cesura dalla famiglia e dalle tradizioni culturali e religiose. Lo Radicamento da quello che - nei ricordi - resterà come il giardino dell'Eden, anziché precludere ad una rinascita, si rivela però un'irreversibile viaggio in una valle di lacrime: "Lei non ammise mai che quel che cercava era la propria rovina. Non lo ammettiamo mai" (p. 144) scrive Edna O'Brien una delle pagine più sofferte di "Le stanze dei figli", quando su Nell si abbatte un ennesimo fallimento sentimentale.
Duncan, un regista irlandese, che era divenuto il suo amante dopo la separazione del marito, l'ha appena abbandonata. In lui aveva inutilmente cercato quella "Geborgenheit" che solo la propria terra d'origine può dare. Edda O'Brien, come prima di lei Oscar Wilde, Shaw, Joyce, Beckett, e più tardi William Trevor, Brian Moore e John Mc Gahern, narra le ominose conseguenze del volontario esilio, della fuga da quel - seppur caldo e sicuro - soffocante seno materno. Non deve stupire quindi che Edna O'Brien sia letta con un certo scetticismo da molte rappresentanti del movimento femminista, che non condividono questo risvolto "punitivo' la lotta per l'emancipazione.
Al pari della O'Brian e di molte altre eroine dei suoi romanzi, Nell è un'irlandese che vive in Inghilterra. È una "ragazza di campagna" che crede di potersi liberare dagli stretti lacci della vita di provincia sposando un inglese, protestante: Walter Steadman. Come prevedibile il matrimonio si dimostra dopo pochi anni un disastro. Walter è una replica di cattivo gusto del Mr. Rochester di "Jane Eyre", un uomo crudele, brutale con lei come con i due figli nati nel frattempo: Paddy e Tristan. Un impulso di autoconservazione spinge finalmente Nell a chiedere il divorzio e, dopo mille difficoltà, a ottenere l'affidamento dei figli, "i suoi unici amici". Il loro rapporto è esclusivo e si basa su una complicità ora ludica, ora morbosa che sottointende a un patto di solidarietà apparentemente indistruttibile. Già i ricordi di un noioso viaggio in Toscana o di lunghe vacanze estive trascorse in Irlanda nel cottage della nonna, lasciano però trasparire un'inquietudine che, col tempo, finirà per minare anche questo legame. Paddy, introverso e sognatore, e Tristan, intelligente e creativo, entrano infine in collegio e Nell, rimasta sola, si perde nella "swinging London" degli anni sessanta tra incontri con uomini sbagliati, orge di sesso e 'trips' di LSD. Nella sua totale incapacità di allacciare legami sentimentali e ancor meno d'amicizia, Nell diviene sempre più dipendente dal rapporto con i figli. Paddy e Tristan comprendono invece che la fuga da questo onnivoro amore materno è premessa essenziale per la loro sopravvivenza. Per Paddy questa fuga assume tratti profondamente drammatici e passa attraverso le droghe pesanti e la follia. Nell non si lascia scoraggiare da questa nuova prova e tenta di aiutarlo, ma il ragazzo quando sembra aver ritrovato un certo equilibrio perde la vita in un incidente. Tristan non riesce a venire a capo della nuova realtà, senza il fratello il rapporto sembra rotto per sempre, anche lui deve prendere le distanze, andare per la sua strada. Nell è ormai una "ragazza di campagna" di oltre cinquant'anni, la sua faccia sprigiona malinconia e solitudine, eppure il silenzio delle stanze dei figli, della casa vuota, le infonde ora una quiete sconosciuta e un brivido che le ricorda di essere viva.
È ancora una volta la parabola dell'emigrante, il filo rosso che percorre tutta la letteratura irlandese contemporanea, non esclusi i suoi più giovani rappresentanti come John Banville, Joseph O'Connor o Dermot Bolger, che diventa però metafora di una "Entfremdung" più universale e getta un ponte tra questi scrittori e quanti prima di loro hanno descritto l'alienazione come una condizione precisa dell'uomo moderno. In "Le stanze dei figli" le conseguenze dello sradicamento in una realtà cosmopolita, massificata e spoetizzante non riguardano solo la perdita di identità di Nell e la sua conseguente infelicità, ma anche la salute mentale del figlio, che finirà per condurre - non a caso - un'esistenza da 'borderline' al confine tra la sanità e la follia. La vita di Nell è paragonabile ad una "Traverarbeit" senza fine, una lunga elaborazione del lutto. Il lutto per la perdita delle radici, della madre, del compagno, del figlio, di sé. Edna O'Brien riesce a rendere magistralmente le contraddizioni nascoste tra le pieghe della nostalgia per l'"Irlanda-lontana" delle antiche ballate, che ritrova nelle cantilene e nei "Limerick" che punteggiano il testo o nelle note struggenti di una canzone che il figlio le canta durante uno dei suoi improvvisi ritorni. una nostalgia sempre negata da un elemento di repulsione, come nel suo amore/odio per la madre, che associa con il forte odore di fenolo che lei usava per disinfettare la casa, un estremo, vano, tentativo di sterilizzare ogni cosa, anche i sentimenti.

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Edna O'Brien

1930, Tuamgraney

Romanziera, drammaturga e poetessa irlandese, è nata a Tuamgraney nel 1930 in una famiglia dalle forti radici cattoliche e, come le protagoniste del suo romanzo d’esordio, ha compiuto i suoi studi presso le suore. Lasciò l’Irlanda negli anni Cinquanta per trasferirsi a Londra, dove vive ancora oggi. Considerata la Gran Dama della letteratura irlandese, nella sua lunga carriera ha ottenuto i maggiori premi letterari, a partire dal Kingsley Amis Award per Ragazze di campagna, primo capitolo di una trilogia che comprende La ragazza sola (Rizzoli, 1963) e Ragazze nella felicità coniugale (E/O, 1990). È membro onorario dell’American Academy of Arts and Letters. Elliot Edizioni ha pubblicato la biografia Byron in Love (2010) e l’autobiografia Country...

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