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Scienza aleatoria - Roberto Maggiani - copertina
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Scienza aleatoria - Roberto Maggiani - copertina
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2010
1 marzo 2010
80 p., Brossura
9788878485563

Valutazioni e recensioni

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Giuliano Brenna
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Il titolo di questa raccolta di poesie, dall’apparenza contraddittorio, pare rappresentare i due confini estremi che le poesie della silloge vanno a congiungere. Cosa può tracciare una linea decisa ed al contempo leggera tra due punti distanti? Qual’é il compito del poeta, se non descrivere quella zona inaccessibile agli occhi dei più che reca con sé il mistero, e della scienza e della illusorietà, di quanto legato al caso o all’imprescindibile? A questo compito Maggiani assolve con mirabile levità e profonda partecipazione. Il poeta si arma di strumenti di formidabili armi con cui percorre il cammino che va dalla scienza all’aleatorio, dal misurabile, preciso, perfettibile rigore, al nebuloso, inspiegabile, ma altrettanto preciso ed imprescindibile, che sta oltre la scienza, che di aleatorio ha l’apparenza, ma in realtà, nel microscopio di Maggiani, diventa altrettanto oggettivo, affidabile e verificabile. Uno di queste strumenti è la Fede, che invece di scivolare nella negazione della scienza, di essa si fa supporto e prolungamento verso i territori dell’infinito e dell’insondabile; l’altro strumento di Maggiani, novello Teseo, è il calzare alato del sentire poetico, scevro da preconcetti, salvo dagli stilemi spesso imperanti, che rendono la poesia impenetrabile, che si fa divulgativo di quanto sta dietro la palpebra chiusa del cuore poetico. Ed è proprio a palpebre chiuse sul mondo tangibile, ma assolutamente aperte su quello che sta sotto la superficie delle cose, che Maggiani sfugge i luoghi comuni e le facili scorciatoie esplicative e riesce a forgiare nuove chiavi con cui forzare il mondo del non visto. Egli schiude al lettore le porte di quanto sta sotto la superficie di quello che a tutti è tangibile, proiettando ciascuno in una miriade di mondi, dall’infinitamente piccolo all’incommensurabilmente grande [...]

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Loredana Savelli
Recensioni: 5/5

Già il titolo preannuncia la messa in discussione di una visione solo scientifica della realtà e fa supporre una chiara presa di posizione a favore di una visione metafisica della stessa, che in definitiva coincide con la visione poetica. Questa tesi è poi dimostrata nelle quattro coerenti parti del libro che potrebbero essere così reinterpretate: la scoperta del mondo, la poetizzazione della realtà, i limiti della scienza/l’onnipotenza fantastica della poesia, l’Amore e/o lo sguardo alla morte e al trascendente. Quindi il discorso “fila” proprio come una dimostrazione scientifica, dall’ipotesi alla tesi. La mente logica è stata conquistata dallo sguardo stupito del poeta, un poeta nato per caso o meglio per necessità. Il linguaggio è particolarmente chiaro ed efficace, nessun uso troppo specialistico dei termini scientifici e anche in “Equazioni di Maxwell del campo elettromagnetico”, l’illustrazione delle formule fisico-matematiche è un pretesto per evidenziare, al negativo, come non tanto la causa quanto l’effetto della luce, dei colori, delle comunicazioni sia esplicabile soltanto attraverso il linguaggio poetico. Molto apprezzabile la poesia della quarta parte: “La voce”, una riflessione alta sulle cose-nascoste-sin-dalla-fondazione-del-mondo, pervasa da una grande speranza, un canto di lode alla bellezza del mondo, per la sua matematica precisione e anche per il suo recondito caos. Entusiastica anche la poesia “Colori”, con quel ritmo scintillante che sembra riflettersi negli occhi mentre la leggi. Particolarmente sincera è “Il sole del mattino”, un atto di umiltà, quasi di sudditanza nei confronti della natura, e del sole mattutino in particolare, e parallelamente il sentimento di inadeguatezza nell' afferrarne il mistero. Bella anche “Armonia”, con quel perentorio verso iniziale “E’ necessario scovare le armonie universali”, cioè: è urgente non oscurare la luce.

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La recensione di IBS

[...] Ci fu un tempo in cui fisica e metafisica furono inscindibili nella metodologia della ricerca filosofica, al punto che il filosofo Aristotele venne con siderato fino all'età medioevale il più grande scienziato di tutti i tempi. [...] L'uomo da allora si trovò frantumato in due parti, e come costretto a sce gliere l'una o l'altra, senza una possibile conciliazione, senza una giusta armonia. Ma Maggiani sa, come molti altri, che la frattura che segna da tempo la vita dell'uomo influenza le sorti dell'umanità intera; che il disequilibrio del singolo ha la sua ricaduta sui ritmi del cosmo. [...] La sua è, infatti, una lingua intessuta di termini attinenti alla sfera della psichicità e della spiritualità, (grazie ai quali i versi acquistano anche una significanza fortemente etica), che in alcuni testi viene contrapposta al linguaggio strettamente scientifico-matematico [...] Maggiani non si presenta come un puro, un diverso dagli altri, riconosce la carnalità, la corruttibilità, così come hanno fatto Dante e Manzoni e Agostino e tutti quelli che hanno trovato la purità tra le cose impure. Ma ha dalla sua parte, da creatura tra le creature, la fede in "un Dio bello che si chiama Amore" e, da poeta, quella nella lingua magica della poesia, che rende possibile l'immaginato, che fa sì che dal vuoto si versi il pieno, dall'increato il creato [...]
(Dalla prefazione di Franca Alaimo).

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