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Trenta tesi che cercano di rispondere ad altrettanti quesiti fondamentali; che pongono altrettanti, e forse più, argomenti di discussione. Ma che ruotano - tutte - intorno ad una questione decisiva: è possibile riconoscersi ancora nel nome e nel punto di vista della sinistra? E se è possibile, può la sinistra opporsi all'ultraliberismo dilagante che in nome di un libero mercato sta cercando di prendere la guida dei processi di globalizzazione? Non solo è possibile, ma appare sempre più necessario - sostiene Alain Caillé, fondatore e animatore in Francia del movimento antiutilitarista nelle scienze sociali - a patto che la sinistra sia in grado di rinnovare il proprio patrimonio simbolico, teorico e critico.Circolate fino ad ora allo stato di bozza nei circuiti intellettuali francesi e italiani, queste Trenta tesi per la sinistra costituiscono un vero e proprio manifesto: un appello a quanti ancora non si rassegnano all'idea di un'espansione indefinita della deregulation economica e del corporativismo burocratico, o ad un sistema sociale che vede un'esplosione scandalosa delle diseguaglianze.Attorno alle Trenta tesi si è subito sviluppato un acceso dibattito. Tra le voci più autorevoli, quelle di Franco Cassano, Roberto Esposito, Serge Latouche ed Eligio Resta, che vengono qui proposte come commento alle posizioni dell'autore. Un'introduzione di Carlo Grassi presenta la discussione e confronta i differenti punti di vista.
recensione di Ravaioli, C., L'Indice 1997, n.10
Un megacapitalismo senza frontiere che spezza e cancella ogni vincolo, una crescita produttiva che non dà più occupazione, un vertiginoso mutamento di tempi e luoghi del lavoro, una portentosa dilatazione della ricchezza cui risponde un'esplosione senza precedenti delle ineguaglianze.E insieme, Stati sempre più sordi e impotenti, organismi politici invecchiati e incapaci, sconfitti i valori e le conquiste storiche della sinistra.La percezione del pericolo si fa insostenibile, e inderogabile il dovere di fronteggiarlo.
Tale è il messaggio lanciato con questo piccolo libro di battaglia da Caillé, animatore del Mauss (Mouvement Antiutilitariste dans les Sciences Sociales) e promotore del famoso "Appello dei 35", firmato da un gruppo di prestigiosi intellettuali francesi e anche in Italia oggetto di numerosi consensi.Questo appello proclamava appunto l'esigenza di una politica economica e sociale radicalmente innovatrice, e ne abbozzava il progetto in tre punti guida: forte riduzione dei tempi di lavoro, massiccio sviluppo dell'economia solidale, strenua difesa del "welfare" anche con la garanzia di un reddito minimo.
Protagonista di questa operazione può essere per Caillé solo la sinistra. Oggi senza voce e senza idee, la sinistra deve trovare l'audacia di un impianto concettuale interamente nuovo, in grado di affrontare una realtà che cambia a vista. Non ha senso opporsi alla mondializzazione: occorre appropriarsene e completarla in senso politico e morale. Non è la distruzione del mercato né quella dello Stato che si deve perseguire, ma la loro "domesticazione", subordinando le imperanti esigenze della produzione a quelle della riproduzione quotidiana, e tra la destra mercantilista e la sinistra statalista rilanciando le ragioni della società.
Se l'accumulazione non è più soltanto di mezzi finanziari ed economici, ma anche di beni scientifici, relazionali e culturali, se la sopraffattoria centralità dell'economia - un'economia che si afferma mediante l'iniquità sociale - viene ridimensionata, il capitalismo può cambiare faccia e senso. Ma tentare quest'impresa significa affrontare "non solo le radici del male, ma anche le sue dimensioni simboliche", dotarsi insomma di un nuovo codice culturale.
Quattro brevi saggi italiani corredano, allargano, a tratti radicalizzano, le riflessioni di Caillé. Li firmano Franco Cassano (non respingere ma "ecologizzare" la modernità),Serge Latouche (perché non proporre un reddito massimo consentito?), Eligio Resta (scegliere l'autonomia dell'uguaglianza), Roberto Esposito (ascoltare la voce impolitica delle differenze).
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