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Polisario. Un'astronave dimenticata nel deserto - Fabrizia Ramondino - copertina
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Dettagli

1997
1 febbraio 1997
130 p.
9788879900270

Voce della critica


scheda di De Federicis, L., L'Indice 1997, n. 7

Esce nella collana dei "Gamberetti da tasca" questo libriccino, che attira il lettore per vari motivi. Un buon motivo è la curiosa collana, tascabile ma non divulgativa, e ammiccante invece a un pubblico di cerchia ristretta. Un altro è l'argomento, il misterioso Fronte Polisario (il Fronte Popular de Liberacion para Saquier el-Hamra y Rio de oro) e la Rasd (la Repubblica Araba Sahrawi Democratica, proclamata il 27 febbraio 1967), di cui credo che pochi abbiano notizia. Si parla del popolo dei Sahrawi, fuggiti dal Sahara ex spagnolo, all'inizio del 1976, a causa dell'invasione marocchina e raccolti nel deserto di Tindouf all'estremo sud-ovest dell'Algeria. L'esilio dura da vent'anni e tuttavia i Sahrawi hanno mantenuto viva l'utopia della liberazione, sviluppando intanto, nella concentrazione e nell'isolamento dei campi profughi, un loro modello di comunità. Il terzo, e principale, motivo è il testo di Fabrizia Ramondino, una donna di cui vorremmo sentire più spesso la voce. Nell'estate 1996 l'Unicef e Rai Uno hanno incaricato il regista Mario Martone di girare un documentario sui bambini sahrawi; Ramondino ha accompagnato la troupe e dalla partenza da Fiumicino, il 7 settembre, al ritorno (una ventina di giorni in tutto) ha steso una specie di "diario di bordo". Ne è risultata un'onesta testimonianza, da straniera, su un altro modo di vita. E qualcosa in più. Il diario è forma congeniale a Fabrizia Ramondino e alla sua scrittura, che s'aggira sul confine tra il dentro e il fuori, tra l'autobiografia e l'oggettivarsi in descrizione di cose viste. E le si addice il viaggio, deviato senza sforzo in percorso di esplorazione e commento di sé. Qui, in particolare, quell'incrocio di storia e natura, quella miseria della storia ufficiale, che è un suo ricorrente tema napoletano, trova nuova applicazione. Nella precarietà della vita sahrawi si misurano impotenza e resistenza degli esseri umani. "Qui ti senti un uomo", conclude infatti Ramondino. Ma l'uomo stesso le appare fratello del dromedario sgozzato, della vipera chiusa nel barattolo, dello scarafaggio in fuga. Come spesso le accade di fare, anche qui, confrontandosi con la cultura sahrawi, Ramondino abbassa le gerarchie e innalza la materia della vita.

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Conosci l'autore

Fabrizia Ramondino

1937, Napoli

Fabrizia Ramondino si è impegnata nell'azione sociale collaborando al Movimento Insegnanti Medi di Milano nel '68 e nel '69 al Centro di coordinamento campano, esperienza dalla quale è scaturito Napoli: i disoccupati organizzati (1977). Althénopis (1981) segna l'inizio della sua produzione narrativa, che conta alcuni romanzi e una raccolta di racconti (Storie di Patio, 1983). Con Andreas F. Müller ha curato il volume Dadapolis, Caleidoscopio napoletano (1989), raccolta delle impressioni e dei giudizi che sono stati dati nel tempo sulla città di Napoli. Il suo impegno sociale e politico è tornato attuale nel sostegno alla lotta di liberazione per il Saharawi e nel libro Passaggio a Trieste, in cui ripropone le testimonianze raccolte dalle ospiti del Centro...

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