L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sono totalmente d'accordo con Andrea Montemaggi. Frayling è molto minuzioso ma dà troppo rilievo al pettegolezzo (la pantegana sul set, il macchinista che si lamenta della ripetizione della scena: è importante?). Frana totalmente su "C'era una volta in America". Sospende qualsiasi giudizio. Elogia i truccatori e si lamenta del fatto che la scena dello stupro di Deborah è terribile e priva di musica di sottofondo. Ricordiamo all'autore che uno stupro è una cosa terribile, e che filmarlo con i violini sul sottofondo è ridicolo (Kubrick docet). Mi pare in definitiva che pesi un pregiudizio sul regista in quanto troppo italiano e troppo ambizioso. In qualche punto sembra quasi un trattato antropologico su uno stregone dell'Africa nera.
Non posso condividere tutti gli encomi e i peana su quest'opera degli altri recensori. E' vero che l'autore è molto competente, è vero che la biografia è accurata, ma è altrettanto vero che il giudizio sull'opera di Leone è del tutto assente o superficiale, condotto più sulle idiosincrasie del regista che sull'esame attento dei film. In sostanza rimane irrisolta la domanda: Perchè Leone è stato un grande regista? E rimangono irrisolti i corollari: Perchè il pubblico ha decretato un tale e tanto successo? Perchè a distanza di tredici anni dalla sua morte i film sono ancora oggetto di culto come per i grandi di Hollywood e lo sono stati anche per altri grandi registi? Perchè era così differente dagli altri registi italiani, ivi compreso Fellini? Il giudizio finale, peraltro non chiaro, sembra che l'autore consideri Leone un ottimo artigiano, abile ad approfittare delle idee altrui, soprattutto dei Donati e dei Vincenzoni (cui per me Frayling fa troppo riferimento) e a porli in forma egregia sul grande schermo. Tale opinione mi pare troppo riduttiva: i Donati e Vincenzoni potranno essere ricordati certo per tante altre sceneggiature, ma sicuramente, al di là delle contingenze personali, la loro collaborazione nei film di Leone sarà sempre il loro fiore all'occhiello. La stessa fortuna di "Per un pugno di dollari" è spiegata in una forma talmente semplicistica da far sorridere. Io penso che se tutto fosse così facile, avremmo abbondanza di grandi registi, mentre ritengo che nella storia del cinema Leone sia unico. In conclusione riconosco all'autore una grande conoscenza del cinema ed una cura del dettaglio, ma ciò non è sufficiente per fare un ottimo libro; avrei preferito minore insistenza sul pettegolezzo, e quindi sul carattere del regista (in fondo Napoleone diceva che nessuno è eroe per il proprio cameriere) e maggiore profondità nell'analisi dell'opera. Infine un appunto sull'"editing" del libro: penso, e forse l'autore l'aveva fatto esaminando la scansione del testo, che sarebbe stato più agev
Ho letto tutta d'un fiato questa davvero ottima, completa, mai noiosa biografia. L'autore (l'inglee Christopher Frayling) e' uno studioso con le palle e un grandissimo conoscitore di cinema, di quelli che in Italia oggi ci sognamo. Eh sì perche' il primo pensiero che mi e' sovvenuto, leggendo tale frutto di certosino e amoroso lavoro, e' che gli altri libri su Sergio Leone editi in Italia, tutti di autori italani, sono delle emerite cagate, delle oggettive cialtronate, delle scandalose truffe. Non ho letto quella di De Fornari, ma conoscendo il tipo suppongo sia una bufala. Invece, posso dire con certezza che Marcello Garofalo e' un grandissimo cialtrone. La sua biografia edita da R&C (uscita due anni fa') al confronto con quella di Frayling e' davvero deprimente. Frayling scava nella vita dell'uomo Leone con passione e pazienza, e ne fa uscire un ritratto veritiero e, oserei dire, quasi tangibile. Leggendo il libro si ha l'impressione di conoscerlo Leone, di vederlo materializarsi come una persona in carne e ossa. Veniamo a conscenza (grazie alle testimonianze ma anche per mezzo del lavoro di "cucitura" e di interpretazione di Frayling) di tutte le sfumature del suo carattere, delle sue nevrosi, dei suoi tic, delle sue trasformazioni fisiche... insomma di tutto. Garofalo, invece, si limita a dire solo qualcosina in piu' delle quattro fregnacce gia' presenti nel pessimo castoro di Francesco Mininni. In pratica, leggendo quella biografia chi voleva capire chi era realmente Leone rimaneva con la sua fame e malediva il prezzo sulla copertina. Inoltre Frayling traccia un quadro storico dell'industria cinematografica dell'epoca (quanto meno quella in cui gravitava Sergio) assolutamente impagabile. Frayling non da' un interpretazione inettellettualoide-semiotica dei film di Leone (tipo di interpretazione che Garofalo predilige e che, dispiace dirlo, interessa solo a lui e forse a qualche suo amico accademico) ma ci fa capire da quale humus social-culturale nascesse, e da quali elementi *
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore