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La famiglia è una fabbrica di incubi. È il luogo dove vengono progettati, creati, perfezionati, immagazzinati e infine esportati e diffusi nel mondo. Nella famiglia di Hugo Hamilton, nato a Dublino nel 1953 da padre irlandese e madre tedesca, la fabbrica di incubi funzionava a pieno regime. Una multinazionale dell'angoscia che ha descritto nel libro di memorie Il marinaio nell'armadio che segue Il cane che abbaiava alle onde (Fazi, 2004; cfr. "L'Indice", 2005, n. 1).
Ritroviamo dunque il piccolo Hugo O'hUrmoltaigh nella seconda metà degli anni sessanta, nel pieno dell'adolescenza, che inizia a ribellarsi alle folli manifestazioni di nazionalismo del padre, come all'obbligo di parlare e "pensare" in casa solo in gaelico o in tedesco. L'odio del genitore verso gli inglesi si manifesta addirittura nella reclusione nel buio di un armadio di un ritratto del proprio padre, che si era arruolato nella marina britannica. Hugo non ne può più di ascoltare i racconti di episodi bui e inquietanti della storia delle nazioni di provenienza dei suoi genitori, tanto che arriva a dichiarare di preferire l'ignoranza alla conoscenza. I piccoli Hamilton, emarginati e derisi da bambini, seguitano a esserlo anche da adolescenti: "Siamo cresciuti sognando cose che erano successe e cose che non erano ancora successe e cose che avremmo voluto non fossero successe mai", scrive Hamilton. La loro mamma tenta di destrutturate la produzione di incubi, incitando i figli a disegnare nel cuore della notte ciò che li ha spaventati. "Siccome disegnavamo tutto su carta, abbiamo sviluppato uno speciale talento per l'invenzione di paure e sogni angosciosi. Siamo diventati artisti dell'incubo". L'esistenza di Hugo è piena di sensi di colpa, ogni sua ragazzata gli appare foriera di conseguenze terribili quanto la dominazione britannica in Irlanda o l'avvento del Führer in Germania.
Per cercare scampo da questo complesso di persecuzione, il giovane Hugo pensa che l'unica soluzione sia una fuga dal mondo, dalla storia: "Dovevo diventare invisibile. (
) Dovevo fingere di non esistere più". Ma è solo una stazione del suo sofferto viaggio verso la conquista della propria innocenza. Il successivo passo riguardo all'affrancamento dalla famiglia è la ricerca di un lavoro in un porticciolo sulla costa dublinese, dove scopre il valore dell'amicizia e l'esistenza di un altro mondo. Eppure, anche lì arrivano le ripercussioni del conflitto in corso nel Nord del paese, rappresentate dal mortale confronto tra due vecchi pescatori, un cattolico di Derry e un protestante di Belfast.
Nell'introduzione Terry Eagleton scrive: "La narrativa irlandese è piena di segreti, di passati colpevoli, di identità divise. (
) Come la stessa Irlanda, il libro è pieno di un odio esplosivo legato ad uno straziante desiderio di pace". Allora per Hugo e l'amico Packer la parola d'ordine diventa: "Addio al male dentro". Gli strumenti a loro disposizione per attuare il piano di fuga sono ancora una volta quelli usati da Stephen Dedalus: "Il silenzio, l'esilio e l'astuzia". Hugo partirà per l'Inghilterra e da lì emigrerà in Germania, a Berlino, dove inizierà finalmente a sentirsi "fuori dall'armadio".
Elisabetta d'Erme
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