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La grande ricchezza della letteratura nel Quattrocento è ben testimoniata da questo volume, che ripubblica (nel quadro di un'edizione completa delle opere) il Timone di Matteo Maria Boiardo. L'autore famoso dell'Orlando innamorato si è occupato anche di teatro e questo rifacimento in versi del dialogo di Luciano appartiene al clima di riscoperta della commedia antica alla corte di Ferrara sul finire del secolo. Si tratta di una brillante rielaborazione della fonte che non esita a impiegare anche altri materiali (il quinto atto è una "creazione originale" pur sfruttando la Cistellaria di Plauto), secondo un gusto della riscrittura e dell'imitazione "a mosaico" che agisce anche nel poema cavalleresco. L'altro testo pubblicato nel volume, l'Orphei tragoedia, è un'opera adespota coeva, "attribuibile" al Boiardo sia per la comune origine estense sia soprattutto per la sua polimetria, che ha molte analogie con le sperimentazioni liriche del conte di Scandiano (negli Amorum libri). Non mancano neppure le corrispondenze puntuali con temi e movenze delle Pastorali boiardesche, in un fitto gioco di rimandi che sembra giustificare (ma senza assoluta certezza) l'attribuzione. La "tragedia" sarebbe dunque una variazione ferrarese sul tema della Favola d'Orfeo che Poliziano aveva scritto negli anni settanta per la corte di Mantova, in vivace concorrenza con l'ambiente e le iniziative gonzaghesche. È precisamente la molteplicità, la frequenza degli scambi fra i vari centri a fare della civiltà cortigiana tardo-quattrocentesca uno dei fenomeni culturali più affascinanti del Rinascimento. Il teatro di Boiardo, qui commentato, trasmette ancora oggi questo fascino come testo non solo scritto ma anche scenico, offerto all'attenzione di spettatori moderni.
Rinaldo Rinaldi
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