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Il grido invisibile. La vita negata delle donne afghane - Ana Tortajada - copertina
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Il grido invisibile. La vita negata delle donne afghane
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Descrizione


La seta ha il colore della pioggia ed è orlata con cura. A osservarlo, sembra impossibile che un indumento sia simbolo di tanto dolore, però questo è il burka che marchia le donne afghane come esseri inferiori, indegni di guardare in faccia il mondo. Come può essere la vita attraverso un velo? Qual è il prezzo che la popolazione femminile deve pagare al regime talebano? La giornalista spagnola Ana Tortajada ci consegna la visione di un Paese dove il governo toglie alle donne libertà e dignità: non hanno infatti più diritto all'istruzione, né ad alcuna partecipazione alla vita economica, politica e sociale.
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Dettagli

2003
Tascabile
21 gennaio 2003
VIII-295 p.
9788882744748

Valutazioni e recensioni

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faffa
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La bellezza del romanzo è data anche dalla fluidità della narrazione che non scade nella rabbia, nel rancore, ma segue sempre l'obiettivo primario del popolo afgano per il quale "il mondo vive di speranza" e per il quale "amara è la pazienza,ma come sono dolci i suoi frutti!". Il romanzo, nel cap."giovedì,3 agosto 2000,Peshawar", si sofferma sulla narrazione di una delle tradizioni ancestrali afgane: il matrimonio. Nelle zone più recondite del paese, i matrimoni sono organizzati dalle famiglie ed in particolar modo dalle donne anziane che valutano"temperamento,interessi,affinità"dell'eventuale coppia.Con lo"Jasgari",la famiglia del ragazzo presenta richiesta a quella della ragazza che risponde negativamente. Al rifiuto,però,segue una fase di accertamento:se l'idea del matrimonio cmq è soddisfacente alla famiglia del ragazzo viene donata una borsa di dolci o cioccolatini("Sharin-e-Dadan").Segue la festa di fidanzamento nella casa della ragazza,ma spesata dalla famiglia del ragazzo.Durante la festa i ragazzi si scambiano gli anelli,una fetta di torta e una cucchiaiata di una bibita dolce e ricevono i doni dalla famiglia("jaiz").La famiglia della sposa,poi,consegna a quella dello sposo una cesta di dolci riccamente decorata.Il matrimonio verrà celebrato dopo un anno.La sera prima sia a casa della sposa che dello sposo c'è una festa.Segue la festa che vede i due sposi truccati. La sposa delega un parente per dire il suo"si"o"no"allo sposo.Il Mullah recita la sura del Corano relativa al matrimonio.La coppia sposata, accompagnata dalla canzone popolare "Ahista Biro", sale su un'auto addobbata che la conduce alla casa dello sposo ove è stata allestita la loro stanza. Solo una settimana dopo le nozze la sposa potrà ricevere la sua famiglia in casa e andare a pranzo da essa.

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faffa
Recensioni: 5/5

Ho preso in prestito in biblioteca questo saggio-romanzo-autobiografia della giornalista spagnola A.Tortajada, attratta dal titolo e dall'immagine della donna in burka ritratta in copertina. Il mondo afgano sotto il controllo dei Talebani("da quando hanno preso il potere non ci sono lavoro,scuole,assistenza sanitaria e neppure libertà") è un mondo complesso, di cui, a più di dieci anni, dalla pubblicazione del libro della Tortejada se ne parla ancora.L'Afganistan è in mano integralista racconta la giornalista; la popolazione è profuga in Pakistan, nei campi di Peshawar("In tutta la città sono sorti interi rioni a carattere prettamente afgano,con i propri bazar,locali tipici e negozi.In questa città esistono zone in cui chiunque conosca bene l'Afganistan prova la netta sensazione di trovarsi a passeggio per un quartiere di Kabul.Ma è anche vero che la maggior parte degli afgani non vuole rimanere in Pakistan"); il Pakistan ospita i profughi,ma non si impegna a risolvere la questione perché"la città e l'economia subirebbero un collasso"e perché alleato con i talebani.Questi"grossolani"hanno proibito alla"gente comune",in nome della religione e della"perniciosa influenza"che l'Occidente ha esercitato sulla popolazione,le fotografie,la tv,internet,ma loro"posano anche sorridenti"ed hanno"un sito web e un ufficio a New York". Il cap."venerdì,4agosto200,Peshawar" è quello dove la denuncia è diretta ed è narrata per bocca del"funzionario dell'ACNUR" ed è riassunto nel proverbio"chi ammetterà che il proprio burro è rancido?" che fa da sottotitolo al capitolo.

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STEFANO
Recensioni: 5/5

UN GRANDE LIBRO

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