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Roberto Bonfanti si colloca tra Paolo Giordano e Fabio Volo dai quali attinge location, sentimenti e sensazioni. Lo stile narrativo non è prolisso, ma nei numerosi passaggi introspettivi è spesso contorto e ripetitivo. Ad appesantire alcuni passi (come fossero le salite care al protagonista Sergio) ci si mettono anche fastidiosi errori grammaticali che possiamo comunque perdonare all’editore Falzea. Un romanzo a tratti poetico e suggestivo, come solo il ciclismo che descrive e racconta sa essere; memorabile quando a pagina 97 l’autore scrive: “In fondo credo che ognuno sia libero di scegliere di perdere a modo suo: c’è chi si ferma ad aspettare il gruppo, raccontandosi che ci saranno momenti migliori e c’è chi invece ha bisogno di aggrapparsi con tutto se stesso a quegli ultimi istanti, assaporando fino in fondo gli ultimi metri di illusione, anche a costo di bruciarsi definitivamente”. Sergio stava raccontando ad Irene, ex compagna di liceo, un tentativo malriuscito di fuga ad un Giro d’Italia degli anni ’90 quando Michele Coppolillo voleva insistere nell’azione e così fece, mentre Gianni Bugno preferiva risparmiare le energie e si lasciò risucchiare dal gruppo. Entrambi sapevano di non avere alcuna speranza di vittoria. Nonostante la magia di questo sport scandisca la vita del protagonista, sorprende la mancata citazione delle gesta del più grande scalatore di tutti i tempi: MARCO PANTANI. Se Sergio, alter ego di Roberto, è uno scalatore puro perché lo scrittore non ricorda le epiche vittorie del grimpeur romagnolo? L’amore per le Classiche di Primavera non può offuscare le Imprese al Giro e al Tour di colui che ha avvicinato al ciclismo anche i più scettici e con la cui morte è finita un’epoca! Per questo e per un finale amaro, inatteso, incoerente, negativo e poco educativo mi limito alla sufficienza. Peccato, avrebbe potuto essere un romanzo migliore.
Un libro fortemente e pregevolmente introspettivo nel quale le riflessioni esistenzialiste del protagonista (certamente alter ego dello scrittore) prevalgono sulla trama. Migliorabile, mi sembra, la sintassi, a volte incerta.
Una vera scoperta. Il protagonista di questo romanzo è finalmente una persona reale, alla ricerca continua di una stabilità e serenità che non si trova mai...appunto una lunga corsa in bicicletta verso quello che avevamo sognato da bambini. Un libro sincero che non ti promette niente, ma alla fine sorprende. Eccome.
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