Saint-Ex

"Ci sono uomini straordinari che è come non cessassero di nascere, e uomini, come Saint-Exupéry, che, per qualche misteriosa ragione, non cessano invece di morire. Basta leggere le sue ultime lettere: sembrano degli sos, dei messaggi da infilare in una bottiglia e gettar via, nella speranza che qualcuno li riceva e li legga". Potrebbe essere questo il senso di un'opera come Saint-Ex di Riccardo D'Anna, che racconta gli ultimi giorni di vita di Antoine de Saint-Exupéry. Figura d'indubbio fascino, Saint-Ex fu il poeta del cielo, l'artista dell'aria che amò e conobbe nei suoi viaggi come "soffio del fulmine", "schiaffo del vento", spazio senza confini in cui tutto è possibile, anche l'esistenza di una creatura come Il piccolo principe, incantevole protagonista della sua opera più famosa.
È il 31 luglio 1944, e Saint-Exupéry compie il suo ultimo volo. Il Mediterraneo restituirà qualche rottame del velivolo, ma mai il corpo del pilota. Un caso? O forse Saint-Ex non riposa affatto in mare? Pur rispondendo, e con un minuzioso meccanismo narrativo "giallo", a queste domande, il libro di D'Anna va ben oltre la contingenza degli avvenimenti perché, lo capiamo subito, sono altri gli interrogativi importanti da porre, quelli che agitavano Saint-Ex in quell'estate di guerra, ma che acquistano un respiro e una portata universali. Così ritroviamo il pilota sulle coste della Francia meridionale, rimasto illeso alla caduta dell'aereo, e deciso a raggiungere la casa avita per trovarvi un ultimo, accogliente rifugio. Essere un sopravvissuto è infatti, per lui, una vera e propria condizione esistenziale, e quell'aereo precipitato altro non è che l'ultima delle sue illusioni perdute. Saint-Ex è un uomo che, impotente, ha visto dissolversi i punti della trama della sua esistenza, fino a non distinguerne più il disegno: è un sopravvissuto al quale nulla resta degli intensi legami con la moglie bella e infedele, con "gli amici scomparsi nel nulla della guerra, i compagni precipitati o attesi senza speranza, i giorni e le città, dimenticati sotto uno strato di cenere". La Francia, seppure impegnata in una tenace resistenza, appare chiusa in "un orizzonte grigio e immobile", poiché ha perso il suo passato, violato, brutalizzato, sfigurato da una catastrofe senza rimedio. A darle voce, un giovane partigiano, significativamente soprannominato con il nome di un luogo, Perpignan, che aiuta Saint-Ex a tornare a casa: "La Francia ormai non è che silenzio, perduta in una notte di fuochi estinti".
È possibile darsi una spiegazione? È possibile trovare un nuovo inizio in ciò che abbiamo irrimediabilmente perduto? La voce di Saint-Ex, struggente protagonista del romanzo, darà infine le sue risposte. Ma non sarà il solo: altri oscuri ricordi emergeranno, altri personaggi andranno alla ricerca di un senso che sfugge. Come Michelle, che in un Novecento che sta per congedarsi scopre di possedere la soluzione al mistero della morte di Saint-Ex; forse il personaggio meno riuscito, ma che trae significato nell'azione, nella moderna quête che costituisce il motivo di fondo del libro. Un romanzo denso di suggestioni simboliche e di corrispondenze, sapientemente costruito su toni soffusi, che si dispiegano lentamente, quasi a voler dare alla scrittura stessa i colori e i suoni del tramonto che ne è il tema. Non c'è spazio, in Saint-Ex,per l'immediato, l'istintivo, né per l'irrompere dell'emozione. Tutto è filtrato, guardato a una certa distanza, magari con apprensione e paura, ma senza disperazione. Con lo sguardo di chi, disteso sul fondo del mare, guarda la vita agitarsi in superficie e cerca di distinguerne le forme. Saint-Ex è in ogni sua parte lucida analisi, incessante processo volto a "disporre in un ordine", a costo di apparire in alcuni momenti perfino freddo, nel coraggioso tentativo di cogliere l'esistenza umana nel momento in cui, consapevoli di non avere più tempo, si cerca di arrivare a una risposta che sia in qualche modo conclusiva, e quest'indagine è come un'"ansia di varcare una porta, salire i gradini di una scala, ascoltare voci diventate mute".
Interessante, infine, ritrovare in un libro come Saint-Ex il tema della nostalgia, concepita come avido, ansioso interrogarsi su ciò che è stato, e delle verità che essa proietta su ciò che resta, che abitavano il romanzo d'esordio di D'Anna, l'autobiografico Una stagione di fede assoluta (peQuod, 2006): libro, questo, molto più viscerale, intriso della poesia del ricordo, e in cui l'analisi del passato e del sentimento stesso con cui ci si volge a guardare indietro veniva tematizzata in un'idea, quella della "vita al condizionale", con una scrittura fortemente evocativa, capace di regalare istanti di commozione. Saint-Ex,audacemente, si spinge oltre: al capolinea dei sogni, dove, senza più illusioni, possiamo "raggiungere, disarmati, quel territorio magico in cui i fantasmi prendono vita e incessantemente si svuotano, e ci si specchia in quel che siamo stati, senza alcun timore".
Barbara Pasqualetto