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È al suo terzo libro il giovane autore napoletano Pasquale Ferro. Dopo Gli odori dei miei ricordi (2000) e Genny Flowers (2002): entrambi diventati lavori teatrali. Ora è l'ancora del mediterraneo di Stefano De Matteis che dà ospitalità al suo Mercanti di anime e di usura. Il romanzo narra della poca vita e delle tante opere di morte di Gigino 'o malefico, "somma di tanti usurai, icona maledetta dagli uomini e da Dio, un concentrato di infamie e cattiveria" che l'autore ha disegnato nella farsa romanzesca tenendo nel dovuto conto della sua esperienza di curioso abitante del centro storico della città partenopea.
Non si tratta qui di quella figura di piccolo strozzino, che fa parte della nostra tradizione e che nei vicoli napoletani è considerato quasi un elemento naturale dell'ambiente (vedi il racconto Due coltellate in cronaca tratto da La Bibbia napoletana di Carlo Bernari, Newton & Compton, 1996). Ferro, con le sue microstorie quotidiane, ci descrive invece la figura di un indemoniato dal denaro che è fuori da qualsiasi oggi e da qualsivoglia altrove. Gigino 'o malefico è un sacerdote di quella religione new age che porta in processione quella che Ceronetti definisce "la lunga marcia del denaro". C'è un'uscita di sicurezza da questa morte del cuore? Per Gigino solo la misericordia di Dio. Per sua figlia Elisa c'è invece un principio che ha rinvenuto per strada nella sua giovane vita, "decisi di aver pena per il mondo intero". La scelta è fatta: Gesù Cristo è il suo nuovo padre putativo. Elisa scopre che il Male non si eredita e dà conto e ragione all'esergo che apre il volume di Ferro: il passo del vangelo di Marco 7, 20-23. Sì, tutte le impudicizie derivano dal cuore dell'uomo. La compassione che la Nobel polacca Wisława Szymborska ci dice perduta all'Ufficio oggetti smarriti interrompe il flusso del Male. "Getta il tuo pane sulla superficie delle acque / in molti giorni lo ritroverai (Qoelet, trad. di Erri De Luca, Feltrinelli)".
Vincenzo Aiello
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